Sulla mistica dei brasiliani nel calcio si potrebbero scrivere dei volumi di un’enciclopedia che lo spazio dell’anti-biblioteca di Umberto Eco non basterebbe nemmeno per conservarli tutti. 
Facile perdersi nei nomi altisonanti: Socrates, Pelè, Zico, Garrincha, Ronaldinho, Kaka o Adriano “l’Imperatore” per restare più attuali.

Nomi affascinanti ma che nel tempo hanno oscurato storie e personaggi verdeoro meno mainstream ma non per questo meno affascinanti. È attraente e allo stesso tempo cupo, indagare sui percorsi fatti da alcuni brasiliani nel passaggio dal Brasile al continente europeo e approfondirne la curva di involuzione alla quale pare siano per forza tutti condannati. Ci è cascato pure il meno brasiliano di tutti fuori dal campo, ovvero Kaka. 

Un acquisto di spessore

Un altro volto noto al nostro campionato è stato l’ex Lazio, Inter e Juventus Hernanes, a Roma e dintorni meglio se chiamato “Er Profeta”. Tra quelli meno rumorosi Hernanes è forse il talento migliore che abbiamo smarrito per strada, così lentamente che abbiamo anche faticato ad accorgercene. Hernanes nel 2010 diventa uno di quei soliti colpi alla Lotito e compagnia cantante, quelli che dopo un paio di partite si intuisce già che il presidente e il suo staff hanno di nuovo fatto un colpo pazzesco.

È un centrocampista dal passo compassato, cosa che suona quasi da ossimoro all’altrettanto dinamismo di cui Hernanes è dotato, e manco a dirlo, date le sue origini, i piedi sono vellutati. Quello che in pochi ricordano è che il nuovo numero 8 della Lazio all’epoca portava con sé un carico di aspettative pazzesche: nella pagine sportive del quotidiano britannico Times nel 2009 era stato eletto il miglior under-23 al mondo

Provate a immaginare uno così che ad ogni intervista cita un passo della Bibbia (da lì il soprannome Profeta) che arriva in una piazza bollente come Roma. Eppure, Hernanes regge la pressione e incanta. Nel giro di un paio di anni diventa leader tecnico e carismatico della Lazio, squadra con la quale raggiungerà l’apice della carriera, vincerà una Coppa Italia, si meriterà le convocazioni della Seleção e l’interesse, tramutato poi in acquisto, dell’Inter di Thohir che scelse lui come primo colpo della nuova gestione per provare a scalfire il predominio della Juventus.

L’addio è straziante. Un video di lazionews.eu immortala Hernanes in macchina che esce dal centro sportivo di Formello e alcuni tifosi che in lacrime gli chiedono di cambiare idea (“A profè non te ne annà” è storia iconica). Il brasiliano attiva i neuroni a specchio e risponde con altrettanto pianto che si tramuta nel dono dei suoi scarpini al tifoso che quasi prova a trattenerlo allungando un braccio. 


A quel punto la parabola di Hernanes, per restare in tema ecclesiastico, sembra chiara: a 29 anni appena compiuti ha la maturità per diventare uno dei giocatori più forti al mondo. 
Ecco, è proprio qui che subentra quella mistica brasiliana che prima o poi risucchierà un calciatore verdeoro venuto in Europa a fare fortune. 

Il periodo all’Inter è davvero il più buio della sua carriera. Un anno in cui (giustamente) si ricorda poco se non proprio il gol contro la sua ex squadra. La stagione è quella 2014-2015, ma forse per il Profeta c’è la luce in fondo al tunnel ed è proprio la chiamata della Juventus. 
Nel club italiano più forte di quel momento ci sono tutte le premesse per essere integrato nei meccanismi di gioco e far bene. Purtroppo, però, la parabola continua ad essere discendente. 

Alla Juventus forse farà anche peggio che con i neroazzurri anche se questa storia ha ancora qualcosa da insegnarci. L’ultimo Hernanes visto in Italia ha fatto sbiadire il ricordo memorabile dei tempi della Lazio e di un talento formidabile. Un talento scatenato solo al 50% delle sue possibilità e che non è potuto diventare quello che doveva. L’ultimo atto va in scena il 23 febbraio 2016 in una notte magica di Champions League e non poteva essere altrimenti. 

Il secondo tempo con il Bayern

La Juventus è in svantaggio in casa contro il Bayern dopo i primi 45 minuti ma non è l’unica notizia che crea sconforto, infatti al rientro in campo Marchisio non risulta tra gli 11 per un infortunio, al suo posto Allegri fa una scelta che risulta in quel momento controintuitiva: entra al posto del Principino il Profeta. Succede l’improbabile. I tedeschi raddoppiano, la Juve va all'attacco e riesce incredibilmente a recuperare nel giro di 10 minuti per le scommesse live, ma la vera notizia è che in quei secondi 45 minuti Hernanes risulta il migliore in campo sconvolgendo tutti.

Hernanes contro il Bayern!

Recuperi a centrocampo, dribbling da brasiliano che non ti aspetti, passaggi chiave: Hernanes è tornato profeta, è per distacco il migliore, impossibile da fermare e vederlo saltare l’uomo con una facilità disarmante fa brillare gli occhi dei 40 mila allo Stadium e del pubblico a casa. È attorniato da un’aurea di magia. Purtroppo per lui quella partita sarà l’ultimo atto di brillantezza italo-europea. A Torino resterà un altro anno per poi rimpatriare in Brasile (passando prima per la Cina), dove ritroverà sorriso e gol. 

"Sapevo che il mio momento sarebbe arrivato, anche se è arrivato quando non me lo sarei aspettato". Profetico e biblico anche nelle parole rilasciate dopo quel lampo di luce nella nottata di Champions League, una competizione che accende le stelle, e probabilmente, quella di Hernanes brillava quando noi eravamo distratti ad ammirare la luna. 

Oggi Hernanes si diletta con il suo brand di vini Ca’ del Profeta (passione quella dei vini scoppiata proprio a Torino), ha un ottimo ricordo dell’Italia e della Cina e resterà sempre uno dei più grandi rimpianti della Serie A. Il suo dribbling ubriacante quando indossava la maglia numero 8 resterà una delle cose più belle viste nell’ultimo decennio in Italia, parola di chi di numeri 8 se ne intende. 

*Il testo dell'articolo è di Luigi Di Maso, responsabile editoriale di Social Media Soccer; l'immagine è di Massimo Pinca (AP Photo).

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