Formula che vince…si cambia eccome. E pazienza se il campionato NBA è uno degli eventi sportivi più seguiti al mondo, perché persino la lega nordamericana ha sentito il bisogno di introdurre qualche novità nella sua annata sportiva, ormai scandita da parecchi anni da un ritmo preciso (stagione regolare con in mezzo la settimana dell’All-Star Game, poi play-off e finalissima).

La novità della NBA Cup

Quindi nasce la NBA Cup, quello che ufficialmente è stato presentato come In-Season Tournament.  Il nome è particolarmente azzeccato, in entrambe le declinazioni possibili. NBA Cup perché si tratta di fatto un altro trofeo che verrà assegnato, oltre al classico Larry O'Brien Championship Trophy.

E In-Season Tournament perché il format è fatto in modo da compenetrarsi all’interno della stagione regolare, con appena una partita da aggiungere al calendario.

La formula dell'In-Season Tournament NBA

Ma come funziona la formula? Le 30 franchigie sono state divise in sei gruppi da 5 all’interno della stessa conference e in alcune giornate di regular season denominate “Tournament Night” affrontano per una sola volta le squadre del loro raggruppamento in match che valgono sia per le statistiche del campionato che per il nuovo torneo.

La partita finale della NBA Cup

A passare alla fase a eliminazione diretta sono otto squadre, ovvero le sei che vincono i gruppi che sono stati creati, più altre due, le due migliori seconde, una per conference. A questo punto le otto franchigie si affrontano nei quarti di finale e nelle semifinali, tutte a partita singola, fino ad arrivare al match ed ai relativi pronostici NBA che vale, appunto la NBA Cup, il nuovo trofeo messo in palio.

Boston contro Miami

Dunque, delle 67 partite previste, l’unica che non varrà per il conteggio della stagione regolare sarà proprio la finale.

In pratica, si è creata una nuova competizione senza appesantire il calendario (già parecchio caotico) che vede ogni franchigia giocare 82 match di regular season più, eventualmente i play-off. Come avviene per il campionato, al termine del torneo ci sarà anche la proclamazione dell’MVP dell In-Season Tournament e la creazione della squadra migliore della competizione.

I premi economici della NBA Cup

Oltre alla coppa, c’è anche una remunerazione economica per il nuovo torneo, che va tanto ai giocatori quanto agli allenatori.

La struttura dei premi è piramidale, con la squadra e il tecnico della franchigia vincente che riceveranno un premio di 500mila dollari a testa. Alla seconda classificata ne andranno 200mila ciascuno, per i giocatori e gli head coach delle squadre che si fermano in semifinale ci sono 100mila dollari, mentre per quelli delle quattro franchigie eliminate ai quarti è previsto un premio di 50mila dollari.

Sono previsti premi anche per gli assistenti degli allenatori, che si spartiscono una cifra che raggiunge il 75% di quanto vinto dall’head coach.

Curry top nel tiro dalla distanza

Si parla di cifre che per i migliori al mondo non spostano praticamente nulla (basta pensare ai 50 milioni a stagione guadagnati da Stephen Curry o da Nikola Jokic), ma che per giocatori che invece sono al minimo salariale della lega (che è di un milione di dollari) possono rappresentare un miglioramento dello stipendio annuale fino al 50%. Non esattamente qualcosa da ignorare. 

La In-Season Tournament per una NBA più divertente

La creazione di un nuovo torneo permetterà anche alla NBA di sperimentare alcune novità che non possono essere messe alla prova durante le “normali” partite di campionato, onde non incorrere nell’ira dei tradizionalisti e di quelli che pensano che la formula attuale vada benissimo così.

Tra le sorprese ci sono uniformi speciali pensate apposta per la competizione, con caratteri per i nomi dei giocatori diversi rispetto a quelli usati in regular season, ma anche colorazioni diverse dei campi da gioco.

Si tratta di aspetti il cui impatto verrà valutato, per capire se poi varrà la pena introdurli (e soprattutto se ci saranno le condizioni per farlo) in futuro.

Ma non è solo questo il motivo per cui la NBA ha voluto introdurre questa novità. Intanto, la lega nordamericana si è trovata a dover affrontare a livello mediatico e televisivo la concorrenza sempre più spietata del basket europeo.

Certo, la NBA resta il top a livello mondiale, ma i miglioramenti dei giocatori del Vecchio Continente che ora riescono anche a dominare oltreoceano con prestazioni super che li rendono favoriti per le scommesse sportive e delle squadre europee hanno portato molti più spettatori a queste competizioni. E quindi è sembrata una buona idea creare un torneo in più sulla falsariga delle coppe nazionali.

Il campione di Denver al tiro!

Anche perché c’è da considerare un aspetto non di poco conto: la regular season, per molti, è noiosa.

Il fatto che si giochi su 82 partite prima di arrivare ai play-off rende agli occhi di molti la stagione regolare…un male necessario, che diventa interessante solamente negli scampoli finali, quando le franchigie si giocano gli ultimi posti rimasti per la post-season, per poi giungere al momento clou, quello in cui 16 squadre danno il tutto per tutto per ottenere l’anello.

Con 7 partite si vince la NBA Cup

La nascita dell’In-Season Tournament, che termina a dicembre, quindi in piena stagione regolare, serve per rendere più interessanti partite che, se fossero semplicemente di regular season, avrebbero un appeal certamente minore.

E il fatto che con una manciata di partite (sette, se si considerano le quattro nel girone, i quarti, la semifinale e la finale) si possa arrivare a vincere un trofeo, seppur secondario, può contare parecchio per le franchigie stesse.

Soprattutto per chi capisce abbastanza presto di non poter competere, anche per le scommesse NBA, per un posto ai play-off, la stagione regolare rischia di essere un impegno senza troppo senso, magari persino da portare avanti con un tanking premeditato (ovvero perdere il più possibile per avere maggiori possibilità di ottenere la prima scelta nella stagione successiva).

Sapere di poter ottenere qualcosa, da questo punto di vista, può spronare le squadre e i dirigenti a puntare a un obiettivo concreto piuttosto che vivere un’annata di transizione. Tra i possibili lati positivi dell’introduzione dell’In-Season Tournament c’è anche la possibilità per un numero maggiore di squadre e di giocatori di vivere l’esperienza del torneo a eliminazione diretta.

Anche chi non arriva ad assicurarsi un biglietto per la post-season può, vincendo le sue quattro partite del girone, affrontare la fase finale e sperimentare l’atmosfera delle sfide da dentro o fuori, arricchendo il bagaglio sportivo e mentale di giocatori e corpo tecnico.

Insomma, i motivi per creare qualcosa di nuovo non mancavano. E il fatto di esserci riusciti…con solo una partita in più in calendario è decisamente degno di nota!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 2 dicembre 2023.

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.