Che Pep Guardiola sia un genio del calcio, questo non lo si scopre certo oggi. E per quanto a volte sia accusato di “overthinking”, ovvero di pensare a soluzioni esagerate che a volte danno risultati opposti a quelli attesi (e ogni riferimento alla finale di Champions 2021 non è casuale), di certo il catalano sa benissimo

come si creano alchimie tattiche capaci di cambiare il modo in cui si pensa al pallone. Da quando ha iniziato al Barcellona con il suo classico 4-3-3, poi evolutosi con Messi in posizione di falso nueve, Guardiola ha sperimentato di continuo, sia al Bayern Monaco che al Manchester City.

E la sua ultima idea tattica ne è solo l’ennesima dimostrazione che non si vince per caso il Treble: la Premier (la quinta dei suoi 6 anni in Inghilterra), FA Cup e, soprattutto, la Champions, la prima della storia dei Citiziens e la sua terza, dopo il 2009 ed il 2011!

Il nuovo modulo 3-2-4-1 di Guardiola

Per quanto riguarda la formazione iniziale, è sempre meglio stabilire che non si sa mai come giocherà il City. Ma nell’ultimo periodo, la squadra campione d’Inghilterra gioca ormai con una certa frequenza con la difesa a tre, con due centrocampisti leggermente più arretrati degli esterni, che invece giocano all’altezza dei trequartisti, con il centravanti poco più avanti.

Un qualcosa che molti hanno chiamato 3-2-4-1, che richiama, seppur alla lontana, il buon vecchio Sistema (o WM), che era tanto in auge negli anni Venti e Trenta dopo che lo aveva inventato Herbert Chapman. Ma quali sono le novità introdotte da questa disposizione tattica da parte di Guardiola?

Il ruolo di John Stones nello scacchiere del City

Quella più evidente è che la squadra si schiera con il 3-2-5 solo in fase di costruzione del gioco, perchè al momento di difendere uno di quelli che dovrebbero essere i centrocampisti (ma ricordiamo sempre che con Guardiola il dettame tattico, o il ruolo, è superato dall’interpretazione del compito) scala in difesa.

A ricoprire questo compito con frequenza è John Stones, che si è trasformato in un difensore-centrocampista in grado di far saltare gli schemi avversari.

Guardiola con Stones

L’inglese ne ha dato ottima dimostrazione nel match di Champions League contro il Real Madrid, quando è stato schierato più avanti rispetto ai tre colleghi di reparto (che in quel caso erano Kyle Walker, Ruben Dias e Manuel Akanji) e utilizzato come elemento di partenza della manovra in fase offensiva, ma anche come quarto di difesa nel momento in cui il pallone ce l’avevano i Blancos.

L’apporto in fase di costruzione di Stones è evidente dal fatto che gli avversari non sono quasi mai riusciti a stare dietro ai suoi tagli diagonali, che hanno offerto di continuo un’opzione in più al Manchester City durante il giro palla.

La ricerca continua degli spazi liberi da avversari

Il compito principale dell’inglese è quello di andare a posizionarsi nei c.d. half spaces, ovvero quelle zone di campo che per struttura tattica della squadra avversaria sono più difficili da marcare.

L’occupazione degli half spaces è stato l’impegno principale di Guardiola a Manchester e dopo averlo fatto nella trequarti avversaria con le incursioni di De Bruyne, sempre ottima opzione come marcatore per le quote calcio, il catalano ha deciso di riproporla anche qualche metro più indietro grazie alla metamorfosi tattica di Stones.

Questo ruolo a volte è ricoperto anche da Rodri, che in quel caso in mezzo al campo è accompagnato da una mezzala (ammesso che si possa definire così) più offensiva come Gundogan. 

Il centravanti del City non è più lo spazio

L’altro cambiamento che balza agli occhi, soprattutto conoscendo la storia di Guardiola, è la presenza di un centravanti vero e proprio.

Volendo prendere in prestito un modo di dire tipico del catalano, il centravanti non è più lo spazio ma è Erling Haaland. L’acquisto del norvegese ha fatto sì che il City abbandonasse il falso nueve per ritrovare peso e forza al centro dell’attacco, modificando anche il modo di giocare dell’intera squadra.

Pep con la squadra durante un match

A dimostrarlo c’è il cambio della guardia per quanto riguarda gli esterni offensivi, perchè se prima venivano preferiti calciatori come Riyad Mahrez e Phil Foden, ora Guardiola impiega molto più costantemente Jack Grealish e Bernardo Silva, che per caratteristiche si sposano molto meglio con un centravanti di ruolo piuttosto che con un falso nueve.

Di conseguenza, il gioco del City vede molto meno spesso un possesso prolungato, con i palloni che invece viaggiano in verticale per il campo alla ricerca della potenza e della profondità garantite da Haaland, che non fa mai mancare le sue corse in avanti per offrire ai compagni una possibilità di passaggio.

Il terzino non gioca più solo sulla fascia

Ci sono novità anche per gli esterni. Quali? Beh, un po’ tutti, visto che i due centrali laterali a volte sono calciatori con esperienza da terzini (vedasi in particolare Kyle Walker) e che tra i quattro trequartisti ce ne sono due che giocano abbracciando la linea laterale.

Per chi fa parte della retroguardia i compiti prevedono di allargarsi quando Stones (o chi per lui) arretra in difesa in fase di non possesso e invece di restringersi in fase di costruzione, creando più opzioni centrali a chi imposta il gioco.

Gli esterni offensivi invece devono offrire copertura e raddoppi in fase difensiva, salvo poi ribaltare immediatamente il gioco sfruttando la profondità con conduzione di palla o cercando immediatamente Haaland.

Insomma, ruoli del tutto nuovi anche per chi gioca sugli esterni. Ma con Pep non è certo una novità ritrovarsi a fare cose diverse dal solito. 

Non solo Foden: i giovani del Manchester City

All’interno di questa importante rivoluzione, Guardiola sta trovando posto anche ad alcuni dei giovani che sono sbocciati all’interno delle giovanili del Manchester City.

Guardiola con il gioiellino Foden

Se il cambio di modulo ha fatto trovare meno possibilità a Foden, è altrettanto vero che il catalano ha dato parecchio spazio a un giovanissimo come il classe 2004 Rico Lewis, che è stato utilizzato di volta in volta in diversi ruoli, prendendo a volte quello di Stones e Rodri tra difesa e centrocampo, altre facendo le veci di Walker o di Bernardo Silva sulla destra.

E considerando che il ragazzino nasce esterno di destra, si può dire tranquillamente che Guardiola lo sta già plasmando a modo suo. L’altro prodotto delle giovanili che ormai è fisso in prima squadra è Cole Palmer, che invece viene utilizzato come alternativa…per tutti i ruoli (anzi, i compiti) dal centrocampo in su, avendo giocato praticamente ovunque negli spezzoni di match che gli ha offerto Pep.

Il quale, evidentemente, sta creando calciatori in grado di interpretare tutti i ruoli di cui la squadra ha bisogno. Perchè con Guardiola non importa come si schiera la squadra, ma quello che fa chi scende in campo!

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.