La cavalcata scudetto del Milan 2022 è stata di quelle indimenticabili. I rossoneri, che nella stagione precedente avevano comunque fatto bene con il posto in Champions ottenuto nell'ultima giornata a Bergamo, non partivano di certo con i favori delle scommesse Italia.

Nelle griglie iniziali tutti li mettevano sotto Inter e Juventus e per alcuni era anche meglio attrezzato il Napoli, soprattutto nel roster offensivo.

Due scudetti davvero simili

Le somiglianze tra i due tecnici

La cabala rossonera

I gol li realizza sempre Oliviero

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Due scudetti davvero simili

E invece la squadra guidata da Pioli si è pian piano convinta di potercela fare e, nonostante un monte ingaggi assai più basso delle concorrenti e una rosa senza troppi nomi altisonanti (ma dal rendimento altissimo) è riuscita a riprendersi il trono della Serie A a undici anni dall’ultimo scudetto rossonero.

Mentre lo Scudo di Allegri nel 2011 è stato vinto da una squadra fortissimissima, piena di giocatori di respiro internazionale in ogni ruolo, la stagione terminata con il chirurgico 0-3 sul campo del Sassuolo ha ricordato non poco quella di uno dei titoli più rocamboleschi della storia del Milan, quello conquistato nella stagione 1998/99!.

All’epoca sulla panchina rossonera c’era Alberto Zaccheroni, che aveva preso in mano una squadra reduce da un pessimo decimo posto dopo il ritorno in panchina di Fabio Capello.

Anche in quel caso le favorite erano altre, la Juventus campione in carica e la Lazio di Eriksson, che in quella stagione avrebbe vinto la Coppa delle Coppe, ma un Milan più operaio, senza troppe stelle come quello degli anni precedenti è comunque riuscito ad aggiudicarsi il tricolore.

Il marchio di fabbrica di Paolo Maldini!

E non mancano le similitudini tra le due situazioni. La prima, quella più evidente, è la rimonta. In entrambe le occasioni, il Diavolo ha dovuto mettere il sale sulla coda alla capolista, recuperando uno svantaggio importante.

Nella stagione 2021/22, iniziata peraltro meglio rispetto all’Inter, i rossoneri hanno perso punti verso metà campionato, ritrovandosi alla ventitreesima giornata a quattro lunghezze di distanza con la squadra di Inzaghi che doveva anche recuperare un match. Poi, complici la clamorosa vittoria in rimonta nel derby e lo scivolone nerazzurro contro il Bologna, gli scenari sono cambiati e il Milan si è preso la vetta, tenendola fino all’ultima giornata. 

Ancora più complicata la vittoria nella stagione 1998/99, perché in quel caso la capolista, la Lazio, era davvero fuggita, arrivando a un massimo vantaggio di sette punti dopo lo scontro diretto, finito in parità e con un gol annullato ai biancocelesti per un fuorigioco millimetrico, a sette giornate dalla fine.

Ma, proprio come Theo Hernandez e soci di minoranza, il Milan le vince tutte, mentre la Lazio paga un calendario molto più complicato ed inciampa contro Roma, Juventus e Fiorentina, consegnando ai rossoneri uno scudetto che certamente è stato perlomeno insperato.

Le somiglianze tra i due tecnici

A proposito di Zaccheroni, le similitudini continuano con i due tecnici. Nell’estate 1998 Berlusconi sceglie proprio l’allenatore romagnolo, reduce da una clamorosa stagione sulla panchina dell’Udinese, per il suo Milan. Le critiche non mancano, perché Zac non sembra esattamente tagliato per lottare per il titolo.

La squadra, del resto, è costruita per tornare in Europa, vista la debacle dell’annata precedente e quando al giro di boa il Diavolo è quarto, dietro a Fiorentina, Parma e Lazio, tutto sembra nella norma. Nel girone di ritorno però i rossoneri mettono la freccia, anche grazie a qualche innesto dettato un po’ dal caso e un po’ dalle scelte del tecnico. 

Sebastiano Rossi, dopo aver tolto il posto a Jens Lehmann, arrivato in estate, si…fa fuori da solo con il folle pugno a Bucchi contro il Perugia, lasciando definitivamente spazio a un giovanissimo Cristian Abbiati, che diventa uno dei grandi protagonisti del titolo.

E tra gli altri si prende un ruolo principale anche Andres Guglielminpietro, per tutti Guly, arrivato anche lui in quella stagione e fino a quel momento non troppo considerato, che sfrutta l’assenza di Ziege (altro colpo di mercato non andato benissimo) e si impone sulla fascia destra.

Anche la storia di Pioli, sicuramente più bravo e decisivo di Zac nel successo e per questo tra i due scegliamo il suo di sistema di gioco, al Milan è stata disseminata di momenti di incertezza, soprattutto quando sembrava ormai scontato il suo addio per fare posto a Ralf Rangnick.

L'esultanza di Stefano Pioli a Reggio Emilia!

Il tecnico parmigiano ha sostituito Giampaolo e ha traghettato il Milan in acque sicure, ottenendo prima la qualificazione all’Europa League e poi riportandolo in Champions League. Da lì, dalla fiducia che la dirigenza (e Paolo Maldini in primis) gli ha accordato, è nata la cavalcata scudetto rossonera. E anche in questo caso ci sono state situazioni che hanno permesso l’emergere di nomi nuovi o perlomeno inattesi. 

Le precarie condizioni fisiche di Zlatan Ibrahimovic hanno fatto sì che Olivier Giroud si prendesse la scena, segnando alcune delle reti decisive per l’assegnazione del titolo. L’infortunio di Simon Kjaer ha poi portato a un rimescolamento delle carte in difesa e con la scoperta definitiva di Pierre Kalulu, che ha superato nelle gerarchie persino Alessio Romagnoli e si è imposto come partner di Fikayo Tomori.

E infine è arrivata una stagione straordinaria da parte di due calciatori chiamati a dimostrare il proprio valore dopo prestazioni altalenanti. Sia Leao che Tonali non sono mai stati messi in dubbio per quanto riguarda il proprio valore, ma erano entrambi volenterosi di fare meglio, dopo un’annata 2020/21 in chiaroscuro. E il loro contributo è stato decisamente fondamentale.

La cabala rossonera

E poi c’è anche una questione…di cabala che rasenta l’assurdo. Alcune delle scelte di mercato dell’estate 2021 sono state molto simili a quelle del 1998. Ed eccone una dimostrazione rapida. Oltre vent’anni fa a Milanello arriva un portiere straniero, il tedesco Lehmann, chiamato a sostituire un estremo difensore italiano che ha scritto la storia degli ultimi anni rossoneri come Rossi.

E anche all’inizio della stagione 2021/22, la storia si ripete. Con l’addio di Gianluigi Donnarumma, partito a parametro zero verso il Paris Saint-Germain, il Diavolo punta di nuovo su un portiere dal passaporto non tricolore, il francese Mike Maignan. Certo, poi le esperienze del teutonico e del transalpino sono andate in maniera completamente diversa.

Lehmann ha perso il posto (di nuovo a favore di Rossi) dopo una serie di errori contro la Fiorentina e il Cagliari ed è stato ceduto, mentre Maignan, con una clamorosa serie di clean sheet per le scommesse Serie A, è stato fondamentale nella vittoria del titolo con le sue parate, ruolo che nel 1999 ha invece avuto Abbiati. 

I gol li realizza sempre Oliviero

Ma non finisce qui. Riflettiamo adesso sul reparto offensivo. Nel 1998 al Milan arriva Bierhoff, tedesco anche lui come Lehmann, che alla fine della stagione risulta essere il miglior marcatore rossoneri, sia in campionato (con 19 reti) che in totale.

Il gol del centravanti tedesco a Wembley nel 1996!

Flash forward al 2021, quando a Milanello approda Giroud, francese come Maignan, che si laurea bomber della squadra (assieme a Leao) sia in Serie A che nel totale stagionale. Assurdo? Macché, manca la parte migliore: entrambi nella loro lingua…si chiamano “Oliviero”! Dunque, si può dire che viste le similitudini con quel titolo rocambolesco la vittoria del Milan nel 2022 era scritta nelle stelle? Forse no.

Eppure, come si dice spesso nel calcio, non è vero…ma ci credo.

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.
 

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.