Tra gli infortuni più frequenti in cui si possa incappare ci sono senza dubbio le LESIONI MUSCOLARI, che avvengono spesso durante lo svolgimento di una disciplina sportiva: che si tratti di attività agonistica o di una classica partita di calcetto o di tennis, la loro incidenza, statisticamente, varia fra il 10 e il 55% di tutti i traumi riportati.

Le lesioni da trauma diretto

I gradi di una lesione

Le tipologie di infortunio

La diagnosi di una lesione

I casi più famosi di lesione muscolare

Le lesioni da trauma diretto

Le lesioni muscolari si determinano generalmente in due macro-categorie: quelle prodotte da “trauma diretto” (che possono a loro volta essere distinte di grado lieve, moderato o severo) e quelle causate da un “trauma indiretto” (come le contratture, gli stiramenti o gli strappi, tutti coniugabili a diversi gradi di serietà).

Le prime sono quelle che si verificano per l’appunto tramite il contatto diretto con un avversario, in sport come il calcio, il rugby, la pallacanestro o il football americano.

Un infortunio nel rugby!

Mentre le lesioni da trauma indiretto sono quelle che occorrono per lo più nelle discipline individuali, come il tennis o l’atletica leggera o la “semplice” corsa. 

Nel trauma diretto, in cui la forza agisce sul muscolo schiacciandolo contro i piani profondi, il danno prodotto varia dalla semplice contusione fino alla rottura muscolare, in funzione della violenza del trauma e dallo stato di contrazione del muscolo. I muscoli più esposti al rischio di traumi di questo genere sono statisticamente il deltoide, il quadricipite e i gemelli del polpaccio.

I gradi di una lesione

Il trauma indiretto, nel quale manca il contatto diretto contro una forza traumatica, si può invece verificare a causa di una disfunzione neuro-muscolare, come un allungamento passivo del muscolo a causa di una forza di trazione applicata durante la fase di contrazione, oppure una rapida contrazione del ventre muscolare a partire da uno stato di rilasciamento completo.

I muscoli più colpiti in questi casi sono il bicipite e gli ischiocrurali, ovverosia il bicipite femorale, il semimembranoso e il semitendinoso, in pratica i muscoli posteriori della coscia.

Tali lesioni possono distinguersi in contrattura, elongazione, distrazione, stiramento e strappo. La cui gravità viene convenzionalmente distinta in base ai livelli anatomo-patologici in:

  • Lesioni di I grado in cui si riscontra la rottura di poche fibre muscolari
  • Lesione di II grado che comportano la rottura di un discreto quantitativo di fibre muscolari
  • Lesione di III grado, quando si verifica l’interruzione quasi totale o totale del ventre muscolare

Riguardo le cause che contribuiscono ai traumi e alle lesioni muscolari si possono distinguere fattori predisponenti classificabili come “intrinseci” ed “estrinseci”.

Tra i primi è comune annoverare una carenza di allenamento, piuttosto che un riscaldamento inadeguato prima della prestazione sportiva o un eccesso di allenamento, che comporti un affaticamento muscolare, che rende scoordinati i movimenti. 

L'importanza del riscaldamento!

Fra le cause esterne che possono compromettere la salute muscolare, invece, vi sono ad esempio le condizioni climatico ambientali, come un'elevata umidità o una bassa temperatura esterna, ma anche un terreno di gioco poco adatto o inidoneo.

La lesione muscolare si presenta all’improvviso e il “campanello d’allarme” del dolore può variare anche in relazione della zona interessata, con una sensazione di tipo “trafittivo” o “crampiforme” a livello della coscia, o di tipo “contusivo” nelle lesioni a carico dei muscoli del polpaccio.
 

Le tipologie di infortunio

Comunemente, le distinzioni atte ad identificare la tipologia di infortunio sono in sostanza tre: 
 
Contrattura: la più banale e meno grave. Si caratterizza come alterazione diffusa del tono muscolare che provoca dolore a distanza dell’attività sportiva e in quanto tale difficilmente localizzabile
 
Stiramento: il più frequente in caso di attività agonistica. Riguarda l’alterazione funzionale delle miofibrille, si presenta in forma acuta e si manifesta nel corso dell’attività sportiva, con dolore ben localizzato
 
Strappo: il più serio, uno stiramento in forma grave, che si verifica nel corso dell’attività sportiva e che si accompagna a un dolore acuto e violento, le cui conseguenze, tornando ai gradi, si relazioneranno alla porzione di rottura dei fasci muscolari. Nei casi più seri può necessitare di un intervento chirurgico
 
I tempi di recupero da una lesione muscolare possono variare da un minimo addirittura di qualche ora, ad un massimo di oltre 6 mesi, tempistiche comuni tanto per gli sportivi professionisti che amatoriali, perché la particolarità di questo tipo di infortuni, nonostante i progressi a livello di diagnostica e riabilitazione, è che non forniscono casistiche specifiche, nemmeno per le scommesse calcio visti i fattori in ballo.
 

La diagnosi di una lesione

La diagnosi di una lesione muscolare è essenzialmente clinica, ma viene coadiuvata da un esame ecografico effettuato preferibilmente a 24/48 ore dal trauma; l’ecografia viene ripetuta periodicamente durante la riabilitazione per monitorare la guarigione.
 
La cura di una lesione muscolare dipende principalmente dalla sede della lesione (il muscolo interessato) e dall’entità del danno (il grado del danno muscolare).
 
La prima essenziale precauzione, certamente, dovrebbe essere “auto-conservativa”. Capita spesso, infatti, che lo sportivo, spinto dall’adrenalina, dalle endorfine o semplicemente dalla sua indole agonistica, non si limiti e continui nell’attività, causandosi un danno maggiore. Sarebbe invece buona regola l’interruzione immediata di ogni attività non appena si avverte il primo fastidio, applicando del ghiaccio sulla zona interessata e preferibilmente mettendo l’arto in scarico per le successive 24-36 ore allo scopo di limitare al massimo il danno ematico.
 
Il trattamento di questo genere di patologie dovrebbe sempre essere di natura medico-fisioterapica, tuttavia, per i casi meno seri, esistono delle cure “naturali” in grado di aiutare la guarigione, come gli unguenti a base di arnica o aloe vera, che uniti al giusto riposo si rivelano estremamente efficaci.
 
La fisioterapia in ogni caso velocizza il processo riabilitativo, limitando il dolore e riducendo l’infiammazione mediante l’uso di Tecarterapia, ipertermia, onde d’urto e kinesio taping.
 
Al termine dei trattamenti e prima di ricominciare con l’allenamento, risulterà molto importante lo stretching settoriale, eventualmente accompagnato da sedute di rieducazione posturale. Un’attenzione particolare andrà poi dedicata anche al recupero del tono muscolare perduto e alla propriocettività, ultima frontiera della prevenzione e della riabilitazione in materia di lesioni muscolari.

I casi più famosi di lesione muscolare
 

Tra i casi più famosi che dimostrano la “democraticità” dell’infortunio muscolare, c’è dolorosamente quello di Roberto Baggio ai Mondiali statunitensi del 1994. Il Divin Codino nella semifinale già da lui decisa contro la Bulgaria incappò nel classico stiramento del bicipite femorale.

Il dolore di Roberto Baggio

Venne trattato con ghiaccio e compressione e fu mandato in campo dopo soli quattro giorni. Giocò da infortunato e fallì quel rigore che non dimenticheremo mai.
 
Ma esistono anche le favole a lieto fine, una per tutte quelle di Usain Bolt, che il 4 luglio 2016 si procurava uno stiramento di primo grado al bicipite femorale della gamba sinistra correndo la semifinale durante i Trials giamaicani a Kingston e che il 15 agosto trionfava ai Giochi di Rio, portandosi a casa, da assoluto favorito per le scommesse sportive il terzo oro olimpico consecutivo sui 100 metri.

*Il testo dell'articolo è stato redatto da Marco Neri. Le foto sono distribuite da AP Photo. 

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