Molti anni fa, la nazionale under-21 era la vera e propria anticamera della selezione maggiore. Gettando un’occhiata alle convocazioni dei CT era possibile intravedere con una certa dose di certezza buona parte della nazionale degli anni successivi. Certo, c’era chi non rispettava le aspettative e chi invece (come Luca Toni o Fabio Grosso) spuntava fuori ad alti livelli con qualche anno di ritardo, saltando a piè pari la fase delle giovanili.

Ma insomma, il nucleo dell’Italia al Mondiale 1990 era quello di Vicini quando era selezionatore dell’Under, così come il gruppo che ha vinto il mondiale nel 2006 è in gran parte figlio delle squadre di Cesare Maldini, Marco Tardelli e Claudio Gentile.

Ora invece guardare alle convocazioni dell’Under-21 non regala alcun tipo di certezza. Perché in fondo, a ben vedere, non ne hanno neanche i ragazzi convocati. E lo dimostrano tranquillamente le ultime scelte da parte del CT Nicolato. Escludendo alcuni casi, come quelli di Bastoni, di Tonali e del nuovo jolly difensivo della Juventus Frabotta, i calciatori azzurri possono essere divisi in due grandi gruppi: quelli che giocano con difficoltà nella propria squadra e quelli che invece sono stati prestati altrove.  

Una spiegazione assurda

Una situazione che deriva da una serie di motivi che stanno impoverendo sempre più la capacità dell’Under-21 di formare nuove stelle per la nazionale maggiore, al punto che, sempre più spesso, si preferisce inserire i nuovi talenti (Zaniolo è l’esempio più recente) direttamente nella selezione A. 

Il punto principale è che i giovani non trovano molto spazio in Serie A, in particolare nelle big. Difficile trovare un tecnico che non abbia qualche ritrosia nel far giocare in pianta stabile le stelline che arrivano dal vivaio. In Italia una situazione come quella del Borussia Dortmund, in cui spesso il classe 2000 Haaland è il più vecchio del reparto offensivo, è difficilmente replicabile.

Ci sono eccezioni, come appunto Tonali o Bastoni, ma la loro presenza in Under-21 somiglia più a un “prestito” da parte di Mancini piuttosto che a una convocazione vera e propria. Quelli che invece rappresentano l’ossatura della selezione sono, paradossalmente, quelli che hanno più problemi a trovare una collocazione fissa nelle loro squadre.

Gli esempi più lampanti sono quelli di Cutrone, Scamacca e Pinamonti, trio d’attacco azzurro che però il campo in Serie A lo vede con parecchia difficoltà. Sia l’attaccante del Genoa che quello della Fiorentina hanno addirittura tentato la carta dell’avventura all’estero, al PSV e al Wolverhampton, ma sono entrambi rientrati in patria a fare i conti con la situazione dei giovani italiani.

Scamacca è in prestito al Genoa dal Sassuolo, che non gli poteva garantire minutaggio sufficiente. Cutrone è alla Fiorentina, anche lui in prestito dai Wolves, e nelle prime tre giornate di campionato 2020/2021 ha raccolto appena 43 minuti, partendo alle spalle di Vlahovic e di Kouamè nelle gerarchie di Iachini. Peggio ancora va a Pinamonti, che ha all’attivo tre panchine e non ha molte speranze, nonostante il contratto milionario, di soppiantare uno tra Lukaku e Lautaro nell’Inter di Conte.

L'ipervalutazione

Storie che raccontano diverse facce della stessa medaglia, quella dell’ipervalutazione dei giovani. Pinamonti sembrava destinato ad andare al Parma in uno scambio con Gervinho, ma poi non se n’è fatto nulla perché i club non hanno trovato un accordo sulla valutazione del calciatore. Scamacca è all’ennesimo prestito (Cremonese, PEC Zwolle, Ascoli e Genoa) da quando è arrivato al Sassuolo. Eppure una volta, quando un giovane non sfondava, scendeva…di categoria o perlomeno di livello.

La storia del calcio italiano è piena di ragazzi scartati dalle big che hanno saputo emergere ripartendo dalle piccole. Ora però questo non è possibile, perché al momento attuale le uniche squadre in grado di acquistare a titolo definitivo un giovane calciatore sono quelle con le maggiori disponibilità economiche.

Il che accade perché, per motivi di bilancio, i ragazzi sono inseriti in scambi in cui vengono ipervalutati per far quadrare i conti. Un metodo che funziona, ma nel breve termine, perché poi, per non incorrere nelle temibili minusvalenze, bisogna anche trovare qualcuno che ricompri il calciatore in questione per una cifra quasi simile.

E quindi, volendo fare un esempio, Pinamonti non finirà mai al Crotone a titolo definitivo, ma al massimo ci andrà soltanto in prestito. Il che sottintende che i calabresi, dovendo scegliere se valorizzare un prodotto altrui o un calciatore di proprietà, difficilmente preferiranno mettere in campo chi non offre neanche un minimo di ritorno economico a lungo termine.

Altro esempio, la Juventus che cede Luca Pellegrini in prestito prima al Cagliari e poi al Genoa non può certo sperare che Giulini o Preziosi lo riscattino alle cifre per cui è stato messo a bilancio nello scambio che ha portato alla Roma Spinazzola.

Il caso Mandragora

Il caso più esemplare da questo punto di vista è certamente quello di Rolando Mandragora. Il cartellino del regista, che per una buona dose di sfortuna non è ancora riuscito a dimostrare tutto il suo valore, è stato protagonista negli ultimi anni di un curioso percorso.

Cerchiamo di fare un po' di ordine anche se l'esercizio mentale non è dei più semplici: la Juventus lo ha acquistato in maniera definitiva nel 2016 dal Genoa, pagandolo 9 milioni di euro. Nel 2018 la Vecchia Signora lo ha ceduto all’Udinese, che per averlo ha sborsato 20 milioni di euro, garantendo ai campioni d’Italia una corposa plusvalenza. Andiamo avanti: dopo altri due anni, a settembre 2020, la Juventus, sempre favorita per lo scudetto per le scommesse Serie A decide di acquistare di nuovo Mandragora, pagandolo 10 milioni.

Ovvero più o meno la cifra che serviva all’Udinese per non incappare in una minusvalenza. Il giorno dopo, paradosso dei paradossi, il calciatore viene di nuovo ceduto in prestito…all’Udinese. Un caso limite, certo, ma che spiega molto bene uno dei grandi problemi che il calcio italiano ha quando si tratta di gestire i giovani talenti.

Se i ragazzi vengono valutati decine di milioni, saranno sempre le stesse squadre quelle che se li potranno permettere. Ovvero quelle squadre che poi per forza di cose li presteranno altrove, facendo ricominciare il circolo vizioso. E chi ne paga le conseguenze è l’Under-21…ma anche la nazionale maggiore.

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Alessandra Tarantino (AP Photo).

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.