Una grande vittoria per tutto il movimento e per la Serie C. Così è stata descritta dal presidente della FIGC Gabriele Gravina, dal numero uno della Lega Pro Francesco Ghirelli e dal presidente dell’AIC Umberto Calcagno l’introduzione del contratto di apprendimento professionalizzante.

È infatti stato firmata un’aggiunta al contratto collettivo dei calciatori per dare ai club di categoria gli strumenti, le regole e la possibilità di far firmare ai calciatori un accordo simile.

A chi si rivolge il contratto di apprendistato

Gli sgravi fiscali legati al contratto 

L'apprendistato nella Legge di Bilancio 2022

Il ruolo del vivaio per i club

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A chi si rivolge il contratto di apprendistato

La tipologia di apprendistato che verrà applicata al calcio è quella dell’apprendistato professionalizzante, che in generale è applicabile a soggetti in età lavorativa compresa tra i 18 e i 29 anni e che prevede una durata variabile, da 6 mesi a 3 anni, ma ha anche precisi obiettivi da raggiungere per il lavoratore e l’obbligo per il datore di lavoro di rendere il contratto a tempo indeterminato una volta terminato il periodo di apprendistato.

Quando saranno stabilite definitivamente le regole per l’applicazione nella Serie C e che saranno definite le misure di attuazione con l’INPS, i club potranno far firmare i nuovi accordi a chi viene acquistato, ma avranno anche la possibilità di trasformare i contratti dei calciatori arrivati dal 1 luglio in contratti di apprendistato.

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Ma perchè la FIGC, la Lega Pro e l’AIC sono tutti felici dell’introduzione dell’apprendistato? Semplice, perchè in linea teorica è una soluzione che accontenta tutti, sia i calciatori che le società.

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Gli sgravi fiscali legati al contratto 

Al giocatore il contratto porta la possibilità di essere formato da parte del club a quella che è la situazione di un professionista nel mondo del calcio, ma anche di integrarsi meglio all’interno della società, che formerà il suo dipendente in base a quelle che sono le sue esigenze.

E i club, a loro volta, hanno un vantaggio dal punto di vista economico. Il contratto di apprendistato prevede infatti la possibilità di ottenere sgravi fiscali per chi assume, visto che permette al datore di lavoro di recuperare le spese contributive sostenute. Il che ovviamente è una mano santa per le casse di parecchi club, che sgravando una parte importante delle spese come quella contributiva avranno la loro “ricompensa” per aver puntato su un calciatore, un punto che negli ultimi anni è sempre stato al centro del dibattito.

Le società di Serie C hanno infatti spesso spiegato che l’assenza di incentivi alla valorizzazione dei giovani era un problema fondamentale da risolvere, sia per la categoria che più in generale per il calcio italiano.

L'apprendistato nella Legge di Bilancio 2022

Il presidente di Lega Pro Ghirelli si è detto molto soddisfatto, anche perchè si tratta di una battaglia che la categoria ha sostenuto nell’arco di un decennio, confrontandosi con una serie di Governi differenti. E ora che l’opportunità di estendere l’apprendistato alla Serie C è stata inserita nella Legge di Bilancio 2022, si tratta solamente di calibrarla ulteriormente per venire incontro alle necessità…dell’azienda calcio, che ovviamente prevede situazioni abbastanza particolari e differenti da quelle degli altri ambienti lavorativi.

Ghirelli ha infatti auspicato l’abbassamento dell’età a cui è possibile accedere all’apprendistato professionalizzante, in modo da permettere ai club di regolarizzare immediatamente la situazione dei giovani calciatori non appena usciti dal vivaio. 

Il numero uno dell’Associazione Italiana Calciatori Calcagno ha invece sottolineato come la formazione dei giovani dovrà avvenire sia in campo che fuori, magari includendo anche forme di apprendistato diverse.

L’AIC punta infatti anche a forme di contratti che prevedano la possibilità della “doppia carriera”, sulla scia dell’apprendistato per la qualifica professionale, il tipo di apprendistato che è rivolto a chi studia e lavora. Il concetto di Calcagno è quello di voler preparare i calciatori, già durante la carriera agonistica a livello professionistico a quello che verrà una volta appesi gli scarpini al chiodo.

Il ruolo del vivaio per i club

Insomma, dal punto di vista economico diventerà molto più conveniente per i club italiani di Serie C affidarsi al proprio vivaio, piuttosto che puntare calciatori già cresciuti altrove, tendendo a “dimenticare” quelli prodotti in casa.

Una situazione che, nella speranza della FIGC, dovrebbe portare a un miglioramento sia della situazione del calcio giovanile, con maggiori speranze di emergere per i ragazzi, che per il movimento tricolore in generale, che negli ultimi anni ha faticato parecchio a tirare fuori talenti dai campionati minori, riducendosi soltanto a quelli emersi dalle giovanili dei club più importanti.

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E dire che tanti campioni che hanno scritto la storia della nazionale, come per esempio Luca Toni o Gianluca Zambrotta, tanto per rimanere su due campioni del mondo 2006 a sorpresa per il sito scommesse, hanno dato i loro primi calci proprio nella terza categoria tricolore. Tanto per dimostrare come la Serie C possa essere una scuola importante…in cui fare un ottimo apprendistato!            

*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.

Francesco vive di sport, di storia e di storie di sport. Dai Giochi Olimpici antichi a quelli moderni, dalle corse dei carri a Bisanzio all'Olanda di Cruijff, se c'è competizione o si tiene un punteggio, lui si appassiona sempre e spesso e volentieri ne scrive.