La maglia numero 8 del Lione è materia delicata. Una visione che potrebbe attivare un marcatore somatico inequivocabile nel cervello dei calciofili: Juninho Pernambucano. 
Ma occhio anche a chi quella maglia la sta indossando in questi anni, spinto proprio dall’ammirazione verso il brasiliano che ha fatto la storia del club più titolato della regione Rhône-Alpes: oggi parliamo del francese Houssem Aouar.

“La Pepita”, così lo chiamano i tifosi dell’OL, è uno di quei rari casi in cui si diventa profeti in patria, tant’è che a Lione Aouar, oltre che essersi guadagnato le migliori lodi degli addetti ai lavori e i riflettori puntati dai media, ci è nato e ha anche avviato la sua carriera, facendo tutta la trafila delle giovanili dal 2011. 
Si fa presto a etichettare un ottimo giovane che arriva dal vivaio come “predestinato”, ma se dalle parti di Lione il centrocampista ha sollevato l’indice di hype nei suoi confronti alle stelle, è tutta un po’ “colpa” del suo approccio alla prima squadra. 

L'inizio

Nel 2016 arriva a firmare il primo contratto da professionista, ovviamente con la proiezione davanti ai suoi occhi di fare gavetta tra i grandi. Condizione che in effetti dipinge i lineamenti della prima stagione col Lione: anche qui però c’è un grosso ma da aggiungere alla storia di Aouar. 

Il 23 febbraio 2017 Bruno Génésio, il suo allenatore, decide di buttarlo nella mischia contro l’AZ Alkmaar. È il ritorno dei sedicesimi di Europa League, Aouar ha già racimolato qualche minuto ma poca roba, questa è solo la seconda apparizione. 
Il discorso è semplice: non si può sbagliare, e in effetti il numero 8 (25 nella primissima stagione) ringrazia Génésio subito con il suo primo gol. 

Il gol e il finale di stagione diventano un ponte che proiettano il francese dritto verso la seconda stagione, dove diventa subito titolare fisso e colleziona 44 presenze stagionali, 7 reti e 6 assist, tutto ciò mentre sta compiendo 20 anni. 
 

Oggi ne ha 22 il classe 1998 francese.
Ha vissuto già una fase di carriera in cui l’allenatore (sempre Génésio), lo ha scolpito prima nella sua fase offensiva all’interno del 4-3-3 della stagione 2017 – 2018, e poi in una posizione più arretrata e da regista del gioco. Un passaggio quasi automatico, dettato dall’universalità di Aouar. 

Caratteristiche tecniche e tattiche che lo proiettano nell’universo dei migliori nel suo ruolo da qui ai prossimi 10 anni, vista anche l’età che permette margini di miglioramento imbarazzanti, e perché no, spinto anche dalla stirpe nobiliare transalpina che in quel ruolo ha regalato perle come Zidane, Viera, Pires, Deschamps e Pogba per dirne alcuni. Un albero genealogico ricco di nomi di prestigio a centrocampo. 

La stella che illumina Houssem Aouar sarà sempre più luccicante come nalla doppia qualificazione a sorpresa per le scommesse Champions League contro Juventus e City; il ragazzo di Lione illuminerà anche la nazionale francese giunta in un periodo storico in cui sta raccogliendo i frutti del lavoro passato. 
Sì, perché Aouar è un profeta in patria e ha un numero di maglia da onorare, parola di chi di numeri 8 se ne intende. 
 

*Il testo dell'articolo è di Luigi Di Maso, responsabile editoriale di Social Media Soccer.

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