Se non avesse avuto la passione del calcio, avrebbe fatto l’esploratore. Ma la passione per il pallone, e una certa familiarità con lo strumento del mestiere lo portarono a fare il calciatore. Velibor Milutinović - per gli appassionati semplicemente Bora - è stato il primo tecnico europeo capace di vincere un titolo in un campionato americano.

Dopo aver speso una modesta carriera tra Jugoslavia e Francia, il centrocampista slavo conclude il suo cammino in Messico con la maglia dell’Unam Pumas. Tira avanti altri quattro anni, prima che i dirigenti gli offrano la panchina della squadra dell’acronimo universitario; Università Nazionale Autonoma Messico.

Il club è giovane, e la tradizione calcistica non appartiene all’ateneo che cerca principalmente la propria vetrina con la squadra di football americano. L’anno di grazia è il 1981, i Pumas affrontano in finale il Cruz Azul; sconfitta di misura nella sfida di andata, trionfo dilagante nella partita di ritorno: dopo undici minuti segna Hugo Sanchez Marquez, poi altri tre gol che certificano la conquista del titolo messicano accendendo la torcida gialloblù.

HugoGol farà parlare di sé e sarà l'elemento di spicco della nazionale messicana, guidata ai mondiali di casa nel 1986 naturalmente da... Milutinovic! 

Jozic e la generazione di fenomeni!

Bisognerà attendere la fine del decennio per assistere al trionfo di un altro allenatore europeo, questa volta nel campionato cileno. Il protagonista è Mirko Jozic, anche lui ex calciatore, anche lui slavo. Si mette in mostra come allenatore nel Mondiale Under 20 che si gioca proprio in Cile; lui allena la nazionale jugoslava, in campo ci sono Boban, Prosinečki, Mijatovic e Šuker: chi può vincere, se non loro?

Nel girone eliminatorio fanno 4 gol a tutti, ai quarti buttano fuori il Brasile, poi annientano la Germania in ogni sua declinazione: in semifinale battono i tedeschi dell’Est, in finale superano ai rigori quelli che stanno dall’altra parte del Muro.

Il Colo Colo affida la propria panchina a Mirko Jozic, e i risultati non tardano ad arrivare: vince per tre anni (1989-1990-1991) il campionato, e nella terza stagione si porta a casa anche la Copa Libertadores contro i paraguaiani dell’Olimpia.

Il Flamengo torna al successo!

Cronache più recenti celebrano il portoghese Jorge Jesus, capace di vincere il Brasilerao nel 2019, la Recopa e la Libertadores nel 2020; il portoghese è approdato al Flamengo nel 2019, dopo aver guidato - per cinque stagioni - il Benfica. La sua bacheca personale è carica d’argento e di gloria; tre campionati, sei coppe di Lega, una Coppa del Portogallo, due Supercoppe.

La rocambolesca conquista della Libertadores 2020 contro il River Plate grazie alla doppietta di Gabriel Jesus nei minuti di recupero è stato senza dubbio il traguardo più celebrato, anche perché atteso da quasi quarant’anni: l’ultima volta - nel 1981 - la vittoria arrivò grazie a una doppietta di Zico nella finale contro i cileni del Cobreloa. Jorge Jesus è un antidivo, un personaggio scostante - burbero - provocatorio. Ma la continua ricerca di sfide lo ha portato a vincere tutto nel giro di poco tempo in una delle squadre maggiormente celebrate del Mondo.

Gabriel Jesus trasforma il calcio di rigore nella semifinale di Liberta

Il Flamengo si è giocato alla grande anche la FIFA Club World Cup, costringendo il Liverpool, in quel momento della stagione praticamente imbattibile, ai supplementari. Il tecnico portoghese ha introdotto al Ninho do Urubu una metodologia di lavoro nuova, spiccatamente europea: la valorizzazione del parco giocatori e le future vendite di alcuni pezzi pregiati ai top club che partecipano costantemente alla Champions, consentirà alla Nação Rubro Negra di aprire un ciclo di successi, sempre con il manager di Amodora in panchina!

Nel prossimo articolo, analizzeremo le carriere dei tecnici sudamericani, protagonisti in Europa: da Herrera al Cholo, passando per Marcelo Bielsa e Scolari!

*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Vincent Yu e Fabio Motta.

Giornalista, scrittore, innamorato di futbol. Scrive per trasmettere emozioni e alimentare sogni. Il calcio è una scienza imperfetta: è arte, è musica, è poesia. E' un viaggio nel tempo che ci fa tornare bambini ogni qual volta diamo un calcio a un pallone.