Tifato oltreoceano da celebrità del calibro di Matt Damon, Barack Obama e Katy Perry; seguito in patria da milioni di tifosi e reso celebre da un libro e daun noto film interpretato da Elijah Wood. Il West Ham è uno dei club più famosi al mondo e uno dei più tifati d’Inghilterra, ma è anche in crisi ormai perenne, finito in una spirale negativa dalla quale proprio non riesce a tirarsi
fuori.

 

Gli Hammers lottano per evitare la retrocessione, lo spettro del ritorno in Championship s’allunga nefasto su un club che nonostante gli investimenti, le spese importanti sul mercato, non è mai riuscito a tornare nell’élite del calcio inglese. L’ultima retrocessione è lontana dieci anni, il ritorno in Premier fu immediato sotto la guida di Sam Allardyce, ma da allora il West Ham non è mai riuscito a spiccare il volo. Il miglior risultato in campionato è il settimo posto della stagione 2015/2016 con Slaven Bilic in panchina.

Un piazzamento che consentì alla squadra di partecipare ai playoff di Europa League, nei quali venne eliminata dai romeni dell’Astra Giurgiu: pareggio (1-1) in trasferta e sconfitta interna a sancire un addio tanto clamoroso, quanto prematuro alla competizione. Parentesi amara in un mare di anonimato fatto di parte destra della classifica ed estrema difficoltà a trovare una continuità tecnica e di risultati.

Un dato esplica bene la condizione di questa nobile decaduta: dal 2012-2013 anno del ritorno nella massima serie, solo una volta (nel 15-16) sono state più le vittorie rispetto alle sconfitte in campionato. Lo scorso anno, per esempio, nonostante un tranquillo decimo posto, il West Ham ha incassato 16 rovesci in Premier League e vinto solo quindici gare. In quello precedente, invece, ben sedici k.o. e solo dieci successi intervallati da dodici pareggi.

Quello che fa impressione, poi, è il cammino interno. Da quando il West Ham ha lasciato Boleyn Ground sembra aver perso la propria anima, il proprio spirito, la vicinanza di un pubblico sempre numeroso, ma improvvisamente distante. I numeri, anche qui, aiutano a capire: da quando gli Hammers giocano all’Olympic Stadium la media punti della squadra è crollata, arrivando a toccare picchi al ribasso come gli 1,32 punti a gare del 2016/2017 e gli 1,42 della stagione successiva. In tanti rimpiangono il vecchi stadio, la sua atmosfera, la vicinanza degli spalti al campo, il clima magico che si creava nel ground di Upton Park. 

Spese folli e risultati scadenti- Pellegrini è stato esonerato dopo 19 giornate e dieci sconfitte e la media di un punto a gara. Una spirale negativa che diventa tragica se si pensa che il West Ham ha una rosa da 349 milioni di euro di valore complessivo, secondo Transfermarkt, superiore per esempio a quella della Lazio in Serie A.

Prendiamo il club biancoceleste come riferimento. Negli ultimi cinque anni, la Lazio ha centrato la qualificazione alle competizioni europee in quattro occasioni, ha vinto tre trofei ed è ormai da considerare una realtà di vertice in Serie A e presenza costante nelle manifestazioni Uefa. Risultati evidentemente diversi, diametralmente opposti. Anzi. Ed è clamoroso confrontando i numeri di questi due club.

La Lazio, per esempio, per la stagione 2019/2020, ha stanziato un monte ingaggi da 72 milioni di euro; cifre molto simili a quelle che spendono gli Hammers per pagare i propri calciatori e cioè 63 milioni di sterline che corrispondono a 73,8 milioni di euro. Il giocatore più pagato del West Ham è Yarmolenko che percepisce 6,5 milioni a stagione, quello della Lazio è Ciro Immobile che, bonus compresi, s’attesta intorno ai 3,5 milioni all’anno.

L’abisso, però, è nelle cifre investite sul mercato. I londinesi, partendo dall’estate del 2015, hanno immesso sul mercato ben 397 milioni di euro. La Lazio si è fermata a 183,  spendendo quindi 214 milioni di euro in meno. Un’infinità. E per ottenere risultati ben più importanti rispetto al club dell’est di Londra.

Abissale è anche la differenza che c’è tra quanto incassa la Lazio dai diritti tv e quanto invece è nelle disponibilità del West Ham. Gli Hammers, per la stagione 2018/2019, hanno incassato la bellezza di 122,5 milioni di sterline, pari a 143,5 milioni di euro. La Lazio, invece, si è dovuta accontentare di una cifra poco superiore ai 68 milioni di euro. Il West Ham percepisce dalle tv più del doppio della Lazio, ma a giudicare dai risultati non si direbbe.

Un confronto... interno - Un altro parallelo può essere fatto con il Leicester, un club con un bacino d’utenza inferiore rispetto al West Ham, ma che grazie a intuizioni e programmazione, è riuscito col tempo a diventare una delle più fulgide realtà d’Inghilterra. Oggi le Foxes hanno una rosa da 501 milioni di euro (stime Transfermarkt), ma guadagnano dai diritti tv solo un milione di sterline in più rispetto agli Hammers.

Sul mercato, nelle ultime cinque stagioni, hanno immesso 447 milioni, quindi cinquanta in più del West Ham, vincendo però una Premier e conquistando l’accesso alla Champions, onorando al meglio la successiva partecipazione! 

Prospettive in questo momento inimmaginabili per i claret and blue. Programmazione vuol dire anche valorizzare il patrimonio tecnico e poi vendere per ricavare capitali da reinvestire sul mercato. Il Leicester ci è riuscito incassando 303 milioni dalle ultime cinque campagne di cessione, il West Ham si è fermato a 197, ingolfando spesso la rosa con giocatori inadatti al progetto tecnico, al campionato inglese o più semplicemente di basso livello.

La sensazione forte dunque è che manchi una società forte, una direzione sportiva capace di programmare, pianificare e mettere insieme un progetto serio e a lungo termine che possa portare il West Ham a diventare un club di prima fascia. Ai tifosi non resta che sperare di portare a casa la salvezza e poi ricominciare. Per l’ennesima volta. Sperando che i sogni possano un giorno diventare realtà e non dissolversi e morire. Come bolle nell’aria...

*La foto di apertura dell'articolo è di Frank Augstein (AP Photo).

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