L’olandese John Achterberg è il preparatore dei portieri del Liverpool FC, la squadra campione d’Europa in carica. Come descritto sul sito web ufficiale del club, si è unito allo staff degli allenatori del Liverpool nel giugno 2009, dopo aver compiuto un breve viaggio da Wirral attraverso il Mersey, arrivato dai vicini del Tranmere Rovers.

Dopo due anni di lavoro con la squadra riserve, nel 2011 è diventato il preparatore della prima squadra. Abbiamo parlato con lui, in esclusiva per il blog italiano di 888sport!

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Come si sta evolvendo in questi anni il ruolo del portiere?

“Nel nostro club, non in maniera diversa rispetto al passato: noi cerchiamo un portiere completo, che sappia giocare con i piedi, parare, giocare dietro la difesa, spazzare l’area, saltare per catturare i cross e sia bravo nel prendere decisioni. In pratica, vogliamo il pacchetto completo: quindi la scelta che abbiamo sul mercato non è così ampia”.

Gasperini, l’allenatore dell’Atalanta, pensa che il futuro del calcio sia il portiere che sale in avanti, posizionandosi in mezzo ai due difensori centrali, in modo da essere in grado di iniziare l’azione e creare, allo stesso tempo, la superiorità numerica. Lei è d’accordo?

“Se una squadra utilizza il portiere come un giocatore nella fase di costruzione, nel possesso, e per formare triangoli che creino opportunità di gioco oppure come un ricevitore che solo ogni tanto si muova fuori dall’area, è una scelta che dipende dal club e dalla filosofia che adotta”.

È vero che giocare bene con i piedi sta diventando sempre più importante per i portieri? O c’è ancora spazio per un portiere vecchia maniera, bravo con le mani, ma non fuori dai pali?

“Secondo me, un preparatore dev’essere bravo a creare e sviluppare un portiere che sia in grado di dominare tutti gli aspetti che ho menzionato prima. Essere in grado di interventi decisivi, di parate che ti consentono di vincere una partita, è ancora una parte molto importante del lavoro del portiere, così come avere potenza nel salto e velocità di reazione.

Se il portiere ha imparato e sviluppato tutti gli aspetti del suo ruolo, sarà in grado di giocare in qualsiasi squadra. Ma se un allenatore non gli insegna tutti gli aspetti, darà al portiere delle opzioni limitate rispetto alle formazioni con cui potrà giocare”.

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Chi sono, secondo lei, i tre migliori portieri del mondo?

“Credo che Alisson sia stato il migliore la scorsa stagione, come peraltro riconosciuto dai vari trofei che ha vinto. Poi, ci sono molti portieri di altissimo livello che, in una grande stagione, potrebbero vincere il premio di migliore al mondo: Neuer, ter Stegen, Ederson, Neto, de Gea, Oblak, Courtois, Mignolet, Szczesny, Schmeichel. E potrei dimenticarne qualcun altro.

Tutti loro hanno buone capacità individuali e alcune caratteristiche che li rendono adatti a giocare per molte squadre. Ovviamente, non dirò la mia opinione su ciascuno di loro, né tantomeno muoverò critiche ad altri portieri!”

Parliamo di Alisson. Con la Roma, aveva mostrato grandi capacità, ma con il Liverpool è migliorato ancora di più: in che modo lavora con lui?

“La mia filosofia è di preparare sempre il portiere per la prossima squadra che andrà ad affrontare. Insieme al settore match analyst, analizziamo insieme i punti di forza degli avversari e le caratteristiche dei loro singoli giocatori; quindi studiamo il modo in cui la squadra gioca e, in base a quanto visto, preparo la sessione successiva di allenamenti. In quella sede, spiego ad Alisson cosa ci aspettiamo che possa accadere nella partita e dedichiamo alcuni allenamenti a lavorare su quelle situazioni.

In questo modo, il nostro portiere è in grado di conoscere in anticipo che tipo di situazioni lo attendono ed è in grado di lavorare alle contromisure e al modo di comportarsi in scenari che avrà già affrontato in allenamento. Un altro momento importante è quando chiedo ad Alisson che esigenze ha, in base a quanto visto insieme, e su quali aspetti vuole che ci concentriamo nel lavoro settimanale, per migliorare.

Questo perché lo considero come un lavoro di squadra: noi, come allenatori, dobbiamo aiutare il portiere ad essere pronto per ogni partita e prepararlo affinché ci arrivi nelle migliori condizioni possibili. Il nostro scopo è sempre migliorare”.

Su quali aspetti lei pensa che Alisson debba lavorare maggiormente?

“È già un portiere abbastanza completo; parliamo spesso delle sue capacità e del lavoro da fare, ma questi aspetti delle nostre discussioni sono privati”.

È contento del lavoro fatto con lui?

“Vogliamo sempre crescere e fare meglio”.

Il ruolo del preparatore dei portieri sta diventando sempre più importante e cruciale rispetto al passato: è d’accordo con questa affermazione?

“Il preparatore dei portieri è parte della squadra degli allenatori. Il più importante tra noi è il manager, Jurgen Klopp, il leader del gruppo. Io provo ad aiutarlo e supportarlo, insieme ai suoi assistenti, ai preparatori atletici, al nutrizionista e ai medici”.

Una curiosità. Come fa a motivare il secondo e il terzo portiere, che passano la maggior parte del loro tempo in panchina o in tribuna? Come riesce a mantenere sempre alta la loro concentrazione e a farli essere pronti per il momento in cui la squadra possa avere bisogno di loro?

“In allenamento, mi comporto con loro esattamente come con il titolare: siamo tutti parte della squadra e dobbiamo tutti essere pronti a giocare quando serve. Perciò, ogni portiere nel Liverpool riceve la stessa attenzione e lo stesso trattamento: tutti lavorano per essere in forma e pronti a scendere in campo”.

Il Liverpool, come molti altri top club, ha un secondo portiere, Adrián, il cui livello si avvicina molto a quello del titolare. Cosa pensa di quelle squadre che alternano regolarmente due diversi estremi difensori, per esempio tra campionato e coppe europee?

“Penso sia importante trovare partite da far disputare al secondo e anche al terzo portiere, in modo che possano essere pronti qualora ci fosse bisogno di farli giocare. Ed è per questo che molte squadre sono solite alternarli nelle molte competizioni a cui prendono parte nell’arco della stagione; e questo è ciò che facciamo anche noi”. 

Tre nomi di portiere da tener d’occhio per il futuro?

“Ne stiamo seguendo alcuni: siamo sempre alla ricerca dei migliori giovani portieri del mondo per il futuro. Come ogni top club, devi sempre guardarti intorno per cercare i prossimi migliori. Lavoro su questo aspetto insieme al dipartimento scouting, ma non ne parlerò in pubblico”.

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Un’ultima domanda: ci sono differenze nel ruolo del portiere tra la Premier League e la Champions?

“L’unica differenza è che in Premier League è concessa più fisicità nei contrasti, ma ciò non modifica il nostro modo di giocare e lo stile dei nostri portieri”.

*La foto di apertura dell'articolo è di Hassan Ammar (AP Photo); la seconda di Dave Thompson (AP Photo).

Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.