A meno di clamorosi ribaltamenti di fronte, il 31 gennaio 2020 sarà il Brexit Day. Quel giorno, il Regno Unito uscirà definitivamente dall’Unione Europea. Uno sconvolgimento che avrà diverse conseguenze. E se su quelle politiche, diplomatiche ed economiche c’è ancora un grosso punto interrogativo, anche il mondo del calcio, soprattutto quello inglese, non sa ancora come la Brexit influirà sulle sue dinamiche.

 

La Football Association e la Premier League non hanno al momento rilasciato linee guida e anche i club brancolano, per il momento, nel buio. Un paio di settimane fa la procuratrice francese Jennifer Mendelewitsch ha spiegato che le società di Premier hanno due punti di vista diversi. Una buona metà è nel panico e quindi è molto attenta nell’approcciare i calciatori, non sapendo quali saranno le regole per i prossimi anni.

I grandi club invece contano nel mantenimento della situazione attuale, ben consapevoli del fatto che il volume di affari della Premier League è così imponente che qualsiasi cambiamento rischia di rovinarne la reputazione e soprattutto gli introiti del campionato più seguito e più ricco del mondo. Per le scommesse calcio, con nuove regole severe, le inglesi non sarebbero più le favorite per le coppe europee!

Quale futuro? - In assenza di dettami ufficiali, meglio ragionare su quello che potrebbe essere. A partire dalla situazione di quelli che definiremo "ex comunitari". Negli ultimi venticinque anni la Premier ha fatto incetta di calciatori provenienti dall’Unione Europea, alcuni dei quali (Fabregas, Kantè o Van Persie) sono diventati delle vere e proprie stelle. Chi gioca al momento nel campionato inglese non dovrebbe temere ripercussioni, ma sono gli altri, i possibili acquisti, che rischiano di vedersi chiudere le porte in faccia.

Prima della libera circolazione dei comunitari, per tutti gli stranieri vigeva infatti il sistema dei permessi di lavoro. Per giocare in Premier League, un calciatore deve aver giocato una percentuale di partite con la sua nazionale nell’ultimo anno. 

What if... - Tanto per fare un esempio, Kantè scovato dal Leicester al Caen, quando era ancora un centrocampista sconosciuto ai più e non aveva esordito con la maglia dei Blues transaplini, non avrebbe ottenuto il permesso di lavoro nell'estate 2015 e, con grande probabilità, Claudio Ranieri non avrebbe vinto quella Premier che ha sconvolto anche il mercato delle scommesse sportive

Ora gli ex comunitari potrebbero trovarsi nella stessa situazione. Un bel problema per i calciatori, ma anche per i molti club che da anni lavorano parecchio sul mercato europeo.

Le rose inglesi - Dovrebbe, condizionale d’obbligo, andare meglio a chi invece basa la sua ossatura sui calciatori inglesi. Soprattutto se verranno imposti obblighi per quello che riguarda la presenza nelle rose di calciatori “homegrown”, cresciuti in casa. Lo scorso anno, in pieno dibattito sulla Brexit, è arrivata la proposta di limitare a 12 gli stranieri registrabili su 25 posti in rosa, avendo così spazio per ben 13 calciatori inglesi o delle Home Nations (Scozia, Galles e Irlanda del Nord).

Una situazione che comunque creerebbe parecchi grattacapi soprattutto alle big, che hanno una quota di stranieri molto più alta della metà della propria rosa. Il Manchester City, con i suoi 18 attuali, sarebbe costretto a cederne ben sei. Il che farebbe la gioia delle piccole, da sempre molto legate ai vivai regionali e abbastanza restie ad acquistare dall’estero.

Altra criticità - Rischia poi di esserci un problema di circolazione per alcuni calciatori. Come ha spiegato qualche mese fa in un'intervista al The Athletic Andrew Osbourne, un avvocato esperto di temi che riguardano l’immigrazione, ci sono giocatori che potrebbero avere difficoltà ad ottenere il visto per entrare nel Regno Unito per le partite delle coppe europee.

I cittadini comunitari hanno potuto finora fare il loro ingresso anche in presenza di condanne penali, a patto che non fossero per atti violenti.

Ma la cancellazione dello status di comunitario renderebbe Messi (passaporto spagnolo), Cristiano Ronaldo e gli altri calciatori che hanno subito condanne, anche senza finire in carcere, per reati fiscali dei veri e propri indesiderati nel Regno Unito. E quindi i club dovrebbero fare richieste di permessi speciali per chi non ha la fedina penale immacolata. Non un dramma, ma certamente una problematica burocratica inattesa e indesiderata.

Insomma, le ripercussione della Brexit sul calcio di Sua Maestà rischiano di essere molte e variegate. Non resta che attendere gennaio e le prese di posizione delle autorità al riguardo. E le polemiche che certamente seguiranno.

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*La foto di apertura dell'articolo è di Alastair Grant (AP Photo).

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.