"Football Manager Stole My Life: 20 Years of Beautiful Obsession" è il titolo di un libro, uscito nel 2012, che tenta di raccontare cosa sia FM, il videogioco manageriale di calcio rilasciato dalla Sports Interactive, che per milioni di appassionati in tutto il mondo rappresenta ormai quasi una religione.

Chiunque ha la possibilità di sedersi sulla panchina di un vero club, gestire il calciomercato grazie a un enorme database al quale lavorano centinaia di ricercatori in tutto il mondo, scegliere le tattiche e portare la squadra sempre più in alto. C’è chi ama giocare con i top club, portandoli a vincere la Champions League e chi preferisce la soddisfazione di arrivare in Serie A partendo dalla D. 

 

Abbiamo intervistato in esclusiva per 888sport.it Alberto Scotta, conosciuto come Panoz, capo della ricerca e responsabile del database italiano di Football Manager, per parlare con lui di questa magnifica ossessione (per citare il libro) e del suo profondo legame con il calcio reale.

Come nasce la tua passione per FM?
Sono appassionato di Football Manager dagli inizi, da quando ho conosciuto Championship Manager: ho iniziato a giocare alle versione 1993-’94. Era il mio gioco preferito. Quando ho avuto la possibilità di diventare responsabile italiano e head researcher all’inizio è stato davvero fantastico.

Ti ricordi la tua prima partita? E la tua impresa più incredibile?
Ricordo che tenevo l’Arsenal, poiché non c’erano squadre italiane nel primo CM a cui ho giocato. La mia vera impresa l’ho fatta con il Getafe, formazione spagnola, che ho portato a diventare una formazione incredibile, con Messi in attacco e Gerrard a centrocampo: con loro, una quindicina d’anni fa, ho vinto Liga, Champions League e Coppa Intercontinentale.

Poi ho portato l’East Fife dalla terza alla prima divisione scozzese, ma il Getafe di Daniel Guiza mi è rimasto nel cuore.

FM ha una rete incredibile di scout in tutto il mondo, da fare invidia alle grandi squadre. Ci spieghi come funziona? E l'assegnazione dei parametri dei calciatori?
Non è semplice spiegare come funziona. Per quanto riguarda l’Italia, siamo un centinaio di persone, ma quelle assidue e sempre presenti sono una cinquantina: siamo strutturati con dei capisquadra, ognuno dei quali segue un club diverso e può ricevere contributi dagli altri ricercatori.

Ci sono poi due responsabili per ogni Serie (A, B e i tre gironi della C), i quali si occupano di ricevere e bilanciare tutti i dati che ricevono dai capisquadra. C’è anche la Serie D, gestita da Massimo Todaro: anche a quel livello abbiamo un gruppo incredibile di osservatori che ci permette di essere fuori dal comune, rispetto a tutte le altre nazioni, dal punto di vista della ricerca. 

Ci sono stati casi di esperti di FM che sono entrati davvero negli staff di squadre di calcio: cosa ne pensi?
Credo che chi ha giocato tanto a Football Manager abbia comunque una base: il calcio reale è diverso, ma il videogioco può essere considerato a tutti gli effetti un simulatore, un po’ come avviene con i piloti d’aereo. Sia dal punto di vista manageriale che da quello tattico ci sono tante cose che si possono imparare da FM: il campo, poi, darà il giusto peso a quello che si è appreso al simulatore.

Tu hai mai avuto questa opportunità?
Sì, ho fatto il player-manager della squadra della mia azienda. Abbiamo vinto un trofeo, giocando alla Juventus Stadium: è stata una delle soddisfazioni più belle che ho avuto nella mia vita calcistica. Le tante partite viste e quelle giocate a FM mi hanno sicuramente aiutato a gestire la squadra, anche dal punto di vista motivazionale.

Hai ancora tempo e passione di giocare a FM o per te è più un lavoro ormai?
Il tempo lo trovo e gioco a FM touch, una modalità semplificata, snobbata da molti, inspiegabilmente. Per me mantiene tutte le basi solide del gioco, ma allo stesso tempo ti permette di disputare più stagioni, soprattutto per persone che non hanno molto tempo.

Durante l’anno riesco a giocare sette o otto stagioni e da un paio d’anni gioco con il Lipsia, che è diventata la mia squadra di riferimento: sono andato a vederla anche a Berlino lo scorso anno per la finale di DFB-Pokal.

Il Lipsia è quotato @31.00 per la vittoria della Champions League sulle nostre scommesse calcio.

Molti talenti su FM sono diventati davvero campioni, il gioco ha anticipato la realtà: che nomi ricordi?
Sono molto legato a quelli del passato, che non sono diventati fenomeni assoluti come Messi e Ronaldo, ma hanno fatto la loro carriera. Parlo degli italiani, poiché mi sono occupato di loro. Alessio Cerci è il mio idolo, in assoluto, di FM: nessuno lo conosceva quando è salito alla ribalta nel gioco; poi ci sono i prodotti del vivaio dell’Atalanta e mi riferisco, in particolare, a Pazzini e Montolivo.

Non possiamo dimenticare Antonio Cassano, fortissimo già nella Primavera del Bari, prima che segnasse quel famoso gol all’Inter.

Chi, invece, ha deluso le aspettative?
Tra tutti, quello per cui mi dispiace di più penso sia Gasbarroni che a Championship Manager era davvero devastante: un grande talento che, a causa di infortuni e di alcune scelte di mercato discutibili, non è esploso. Avrebbe potuto essere un giocatore molto importante, anche per l’Italia.

Stando a FM e ai suoi scout, tre nomi da segnarci per il futuro?
Avete già potuto vedere di cosa è capace Sebastiano Esposito dell’Inter, allora faccio altri tre nomi. Alessio Riccardi della Roma, Emanuel Vignato, appena acquistato dal Bologna (ma rimarrà in prestito al Chievo), Eddie Salcedo del Verona, in prestito dal Genoa: tre talenti, tre giocatori davvero interessanti che potranno fare molto bene. Aggiungerei Manuel Gasparini, portiere dell’Udinese: potrebbe essere il nuovo Meret.

Come ti spieghi il successo di FM?
Quando inizi a giocare a FM, entri in perfetta simbiosi con la tua squadra. A quel punto non puoi fare a meno di giocare, ti crea dipendenza. Credo, però, che abbia bisogno di rinnovarsi un po’, perché le nuove generazioni sono più restie nei confronti di giochi che durano così tanto.

Mi piacerebbe vedere una versione snackable di FM, in cui tu possa interagire ogni tanto durante il giorno, senza passare ore davanti allo schermo. Potrebbe essere una sorta di spin-off del gioco: me lo auguro, perché c’è bisogno che i giovani apprezzino la giocabilità e la passione che c’è dentro FM.

Ci sono calciatori che sono diventati veri miti a FM, mi viene in mente Risso. Chi ricordi con più simpatia?
I giocatori-mito di FM per me, in assoluto, sono stati Kerlon e Vanden Borre: il primo fu anche acquistato dall’Inter, ma non rispettò le aspettative; il secondo, all’epoca, giocava insieme a Kompany ed era una garanzia assoluta in tutti i ruoli.

Kerlon Foquinha con la maglia del Cruzeiro!

FM si è sempre più perfezionato nel realismo di gestione di una squadra. Il prossimo passo?
Come ho accennato, bisogna andare a cercare la semplicità. Non credo ci sia molto d’aggiungere a questo FM: credo sia necessaria una nuova versione più veloce per le nuove generazioni.

Un’ultima domanda: è vero che avete provato ad anticipare nel gioco gli effetti della Brexit?
“Sì, è vero. Già da FM 2019, il gioco aveva al suo interno una decina di scenari per cui, in ogni partita, potevi trovarti a che fare con una tipologia diversa di Brexit, con le sue diverse procedure e opzioni. Adesso che la Brexit è realtà, da FM 2021 ci saranno le condizioni reali dell’impatto sul calcio”.
 

* La foto di apertura dell'articolo è di Rob Harris (AP Photo); la seconda di Marcus Desimoni (AP Photo).

Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.