Diciassette anni di Serie A, giocando sempre almeno quindici partite a campionato, per un totale di 446 presenze nel massimo campionato tricolore, che lo rendono il trentaquattresimo nella speciale classifica di tutti i tempi. Tutto questo, e molto di più per le squadre di cui ha vestito la maglia, è Dario Dainelli.

L’ex difensore classe 1979, attualmente supervisore dell’area tecnica della Fiorentina, ha cominciato a calcare i campi della Serie A quando il re dei bomber era Batistuta (nato un decennio prima di lui) e ha detto addio al palcoscenico più importante nel 2018, quando aveva già esordito e segnato Pietro Pellegri, venuto al mondo quasi ventidue anni dopo. Insomma, una vera e propria istituzione del calcio italiano.


Dopo quella di Pinzi, raccontiamo la carriera del difensore toscano. Dainelli esordisce in Serie A nel febbraio 2001, contro la Roma di Fabio Capello che si avvia a vincere lo Scudetto. Il Lecce lo ha prelevato in comproprietà dall’Empoli, che negli anni precedenti lo aveva girato in prestito prima al Modena, poi alla Cavese e infine alla Fidelis Andria. Dalla C alla A, senza passare per il campionato cadetto.

Sembra un azzardo, ma la scelta paga. E il fatto che la Serie B Dainelli la vedrà (per sua scelta) solamente diciotto anni dopo, nell’ultima stagione in carriera con la maglia del Livorno, la dice lunga su quanto il destino del centrale sia legato a doppio filo con il massimo livello della piramide calcistica tricolore.


Quell’anno il Lecce si salva grazie alla classifica avulsa, mentre l’anno successivo retrocede. Dainelli però non è al Via del Mare, perché l’Empoli se l’è ripreso a l’ha venduto al Brescia. In squadra con Roby Baggio, Guardiola e Toni non trova molto spazio e quindi viene ceduto a metà stagione all’Hellas Verona, dove conquista una maglia da titolare nella difesa a tre di Malesani, ma senza impedire il ritorno in B degli scaligeri. Poco male, perché dopo le buone prestazioni al Bentegodi, il Brescia lo riporta a casa e per due anni Dainelli sarà uno dei perni della retroguardia delle Rondinelle, che ottengono un nono e un undicesimo posto. 

Una vita in Viola!


Per il difensore però è ora di spiccare il volo e nel 2004 l’occasione… veste di viola. La Fiorentina è appena tornata in A dopo il fallimento e per 2,5 milioni si regala la comproprietà di Dainelli. Che siano soldi ben spesi lo si capisce subito, visto che arriva anche il suo primo gol in Serie A, contro il Cagliari all’ultimo minuto. In quella stagione pazzesca, il toscano realizza una piccola impresa: a fine anno le reti saranno 4, più di un terzo di quelle segnate in carriera nella massima categoria (11). I viola lo acquistano definitivamente e c’è spazio per fare meglio.

Dopo la stagione di Calciopoli, quando la penalizzazione impedisce alla Fiorentina di presentarsi alla Champions successiva, arriva un’annata da sogno. Grazie anche a lui, sono solo 31 i gol subiti dalla squadra di Prandelli, che si laurea miglior difesa del campionato. Anche stavolta ci sono i 15 punti di penalizzazione a impedire il sogno Champions, che però non può più essere rimandato: nel 2008 arriva l’esordio tra le grandi del continente e l’anno dopo anche il primo (e unico) gol europeo per Dainelli, contro il Debreceni.

Ormai il centrale è capitano della Viola, ma persino le storie d’amore più belle hanno una fine; nel gennaio 2010 viene ceduto al Genoa, dopo cinque anni e mezzo al Franchi e 141 gettoni in A.

Il toscano rimane in rossoblu per due anni, accumulando 57 presenze, prima di partire di nuovo a gennaio e di nuovo in direzione Verona. Stavolta però ad accoglierlo non c’è l’Hellas ma il Chievo, che sarà la sua nuova casa per sei anni e mezzo. Con la maglia dei clivensi, nonostante un grave infortunio nel marzo 2016, Dainelli riesce a superare il muro delle 400 presenze in A. La storia è da brividi, perché il difensore raggiunge la cifra tonda proprio alla prima apparizione dopo la rottura del legamento crociato del ginocchio.

La festa, poi viene completata dal suo Chievo. I Mussi Volanti quel giorno ricevono al Bentegodi l’Inter di De Boer, che, a sorpresa per le scommesse Serie A, torna a casa con due gol sul groppone, con uno stadio intero in delirio. L’ultimo inchino di Dainelli in maglia Chievo e in Serie A sono i novanta minuti giocati contro il Benevento nel maggio 2018. Poi un anno a Livorno, con in panchina il suo ex compagno di squadra Lucarelli, e il ritorno a Firenze nelle vesti di dirigente.


L'ultimo capitolo da raccontare, nella storia calcistica di Dainelli riguarda ovviamente la nazionale. Il difensore soffre parecchio la concorrenza in un periodo in cui la scuola difensiva tricolore ha ancora in azzurro i grandi vecchi (Cannavaro) o sta per lanciare le nuove pedine insostituibili (Chiellini). Dario riesce ad essere convocato ed esordisce nell’amichevole a New York contro l’Ecuador del giugno 2005.

Probabilmente il centralone di Pontedera avrebbe meritato più spazio nella gestione azzurra di Cesare Prandelli (abbiamo esordito ai Mondiali del 2014 con Paletta titolare...) ed un'unica presenza per un calciatore così continuo non è di certo un grande score, ma almeno una piccola grande soddisfazione!

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Carlo Baroncini (AP Photo). 

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.