Tutti amano Rodrigo Palacio. Strano a dirsi, perché è quasi impossibile che un calciatore riesca a farsi apprezzare tanto dai propri tifosi quanto da quelli avversari. Eppure l’argentino classe 1982 è uno di quei personaggi del pallone che unisce, piuttosto che dividere. E a 38 anni da poco compiuti, l’eterno ragazzo di Bahia Blanca continua a fare quello che gli piace di più. Giocare e, già che c’è, segnare. 231 reti in quasi 650 partite nel momento in cui scriviamo!

Numeri importanti, che gli sono valsi l’amore dei supporter di tutte le squadre che lo hanno avuto in squadra. Che, nella carriera del Trenza, sono sei, più ovviamente la nazionale argentina.


I primi club in Argentina

La sua carriera inizia in Argentina, anche se Rodrigo in realtà nasce da padre…spagnolo. Josè Ramon, calciatore anche lui, si trasferisce con la famiglia in Sudamerica dopo la Guerra civile dalla Cantabria. E non per niente, Palacio senior è detto El Gallego. Rodrigo comincia a farsi notare nel 2002 con la maglia dell’Huracán de Tres Arroyos, a cui viene…prestato da Roberto Lorenzo Bottino, ex presidente del club che nota Palacio mentre gioca al Bahia Blanca e decide di comprare il suo cartellino.

Il suo impatto con la Primera Division è buono, con 15 reti in 53 partite. Prestazioni che gli valgono l’interesse anche di qualche squadra europea, come il Betis. Con la squadra andalusa sembra tutto fatto nel gennaio 2004, ma quando gli spagnoli decidono che il calciatore avrebbe comunque dovuto giocare fino a giugno in Argentina, il Trenta sceglie di non firmare.

Lascia comunque l’Huracan e decide di accasarsi al Banfield, dove gioca appena un anno, abbastanza per mettere a referto 9 reti in 36 partite e per farsi notare dal Boca Juniors. Quello tra Palacio e gli Xeneizes è un matrimonio pressoché perfetto. In quattro anni e mezzo per il classe 1982 arrivano la consacrazione a livello nazionale e internazionale, con le prime convocazioni nell’Albiceleste e anche tanti trofei.

Con la maglia gialloblù Palacio vince tre volte il campionato (Apertura 2005, Clausura 2006 e Apertura 2008), la Copa Sudamericana, la Libertadores e per ben tre volte la Supercoppa continentale. Cominciano a conoscerlo anche in Italia, visto che nella finale del Mondiale per Club del 2007 segna il momentaneo 1-1 del Boca contro il Milan, che comunque vincerà la partita per 4-2. Dopo 82 reti in 185 partite, però, è davvero l’ora di attraversare l’Atlantico.


L'avventura italiana

A dargli fiducia è il Genoa, che ha appena ceduto Diego Milito all’Inter. Non far rimpiangere il connazionale sotto la Lanterna non è per nulla semplice, ma Palacio ci riesce eccome. Arriva per 5 milioni e se ne andrà per il doppio, non prima di imporsi come uno dei calciatori più costanti e corretti del campionato di Serie A. Con la maglia rossoblù arrivano 38 gol in 100 presenze, più della metà dei quali segnati nella stagione 2011/12. Quell’anno Il Trenza sfiora quota 20 in campionato, fermandosi a 19, ma ci aggiunge anche due reti in altrettante partite di Coppa Italia.

Palacio in gol!

E, seguendo di nuovo le orme di Milito, nell’estate 2012 approda all’Inter.


In coppia con il Principe o con accanto Cassano, Palacio si trasforma in goleador. Nelle prime due stagioni in nerazzurro è il miglior marcatore della squadra, prima con 22 reti e poi con 17. Poi l’Inter acquista Icardi e con in campo Maurito, uno che vede la porta e…solo quella, Palacio deve riconvertirsi a quello che era all’inizio della carriera: una mezzapunta con il dono dell’assist.

Missione compiuta, perché i gol cominciano a scarseggiare, ma l’importanza nello scacchiere nerazzurro diminuisce solo nella quinta e ultima stagione a San Siro. Il Trenza lascia l’Inter dopo 159 partite e 58 gol.


Altro che svernare

L’arrivo al Bologna, nel 2017 a 35 anni sembra solamente il canto del cigno di una carriera importante, che lo ha visto anche giocare parte della sfortunata finale mondiale del 2014. Ma nessuno ha fatto i conti con Palacio, che di smettere di giocare e di segnare non ha alcuna intenzione. Quella 2019/20 è la sua terza stagione a Bologna e, anche se i gol ormai sono merce abbastanza rara, Mihajlovic non rinuncia mai all’argentino e alla sua visione di gioco che rende il club felsineo una squadra davvero complicata da affrontare, anche per le quote delle scommesse calcio.

Palacio aiuta serve assist a ripetizione per gli inserimenti da sinistra di Musa Barrow, ma è  anche molto di più.

È un modello per i più giovani. Illuminante, da questo punto di vista, il parere di Dijks, che neanche un mese fa, intervistato su un canale Youtube, non può che lodare lo spirito del suo compagno di squadra. “È una persona incredibile. Onestamente lo stimo tanto. Ha 37 anni ma si tiene così in forma, è davvero forte. È grande ed è rimasto così normale, così autentico. Viene agli allenamenti in tuta, guida l'auto aziendale del club nonostante sia un multi-milionario. È così tranquillo, rilassato, coi piedi per terra. Ha 37 anni ma dà sempre il 100% in ogni allenamento. Ho grande rispetto per lui”.

 

Ecco ben spiegato perché compagni e avversari, tifosi delle sue squadre e neutrali, non hanno mai avuto altro che parole di stima per Rodrigo Palacio. Uno così, nel calcio moderno, non si trova poi tanto facilmente. Tra secondo tempo e supplementari, gioca 45' nella finale del Maraca contro la Germania: qualche centimetro in più e non si sarebbe parlato di campione, ma di leggenda!

*La foto dell'articolo è di Antonio Calanni (AP Photo). Prima pubblicazione 12 marzo 2020.

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.