Che cos'è la modernità nel calcio? Spesso per definire il concetto ci si ferma all'evoluzione del sistema arbitrale, dalla goal line technology, passando per il sistema VAR. Oppure ci si perde in interminabili elucubrazioni di tattica, stili di gioco, possesso palla e altre argomentazioni che separano i sofisti del bel gioco dai "risultatisti".

IPO

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Pass map ed altri strumenti

E ancora, beghe contrattuali, procuratori, nuove formule di compravendita giocatori e tante altre velleità del sottoinsieme calciomercato. In realtà, dietro al concetto evolutivo dello sport più amato del mondo, esiste un mondo "sommerso", che solo negli ultimi mesi è stato interessato da vera e propria volontà conoscitiva da parte di appassionati ed addetti ai lavori: la "match analysis", che con i suoi modelli e i suoi strumenti, è in costante crescita.

Figure professionali sempre più ricercate dai club (i match-analyst, per l'appunto), che "scartabellano" fino all'ultimo dato sia sulla formazione avversaria da consegnare all'allenatore in fase di preparazione della partita, sia sulla propria squadra. In quest'ultimo caso l'utilità è studiare il comportamento dei giocatori in rosa, cercare di renderli più performanti attraverso gli errori commessi, i movimenti fatti negli incontri precedenti, la loro corsa, oppure l'impatto avuto con le nuove disposizioni tattiche del mister.

L'Indice di Pericolosità Offensiva (IPO)

Ogni strumento di analisi moderna del calcio è figlio, sostanzialmente, di due indici di partenza: l'"Indice di Pericolosità" offensiva e gli "Expected Goals". L’indice di pericolosità è un particolare dato con cui è possibile valutare quali squadre abbiano ottenuto più punti di quanti ne meritassero e quali meno. Ma a cosa serve? La reperibilità di tali dati serve prima di tutto agli addetti ai lavori in senso stretto, coloro i quali sono inseriti nella "pancia" del mondo del calcio.

Suddetti dati, una volta raccolti, vanno pesati, messi in collegamento, interpretati in base a tanti variabili. Con essi, si creano quindi degli indici che incrociano i numeri tra di loro per poter valutare quante reti una squadra avrebbe meritato di realizzare nell'arco di una partita. Proprio da questi indici, è stato approntato l’Indice di Pericolosità Offensiva.

Napoli e Milan in azione!

L’"IPO", di fatto, combina - a sua volta - i valori associati alle diverse situazioni d'attacco, affibbiando loro un peso specifico in relazione all’importanza, con lo scopo di analizzare quanto una formazione sia in grado di essere più o meno insidiosa in zona-gol. Nella fattispecie, vengono presi in considerazione tutte quelle situazioni proprie degli ultimi 25 metri di campo. Ad esempio. il tiro da fuori, da distanza ravvicinata, i movimenti a palla inattiva.

In tutto, secondo il "Giornale Italiano di Educazione alla Salute, Sport e Didattica Inclusiva", esistono sono 9 parametri utili per definire l'effettiva pericolosità di una squadra, in base all'assioma per cui "il gol non ha un valore in sé, ma è la risultante dei fattori che lo compongono": parliamo di azione promettente, corner, cross-traversone senza conclusione, assist più colpo di testa, palla-gol, rigore, punizione centrale, punizione laterale, tiro da dentro l'area e tiro da fuori area.

Gli Expected Goals

Quasi una conseguenza dell'"IPO", sono gli "Expected Goals". Un sistema mutuato dal baseball e fortemente adattato al calcio che, a differenza della palla base, è uno sport a basso punteggio, fatto che ha rappresentato sempre un ostacolo per le analisi "matematiche".

Partendo dal presupposto, come insegna 888sports che le squadre migliori sono - in un modello lapalissiano - quelle che effettuano più tiri e ne subiscono di meno, si raccolgono dati a iosa per capire quanti gol ci si sarebbe aspettati da una determinata squadra nell'arco di una partita, di una stagione o, anche, di un particolare segmento di tempo.

In questo senso, uno degli studi più conosciuti è lo "Spam" (Shot Position Average Model) di Paul Riley. In pratica, seguendo un metodo statistico analizzando oltre 30mila tiri su tre stagioni di Premier League, Riley è stato in grado di stabilire quante conclusioni siano necessarie prima di segnare in gol da dentro e da fuori area, da posizioni esterne, su punizione e via discorrendo.

Il risultato dello studio fu che il numero di tiri necessari, in media, a realizzare un gol da ciascuna posizione, rimanesse praticamente invariato da stagione a stagione. Riley, inoltre, ha fatto di più: ha suddiviso il campo in ulteriori zone affibbiando loro un valore in relazione al tiro, indipendentemente dal fatto che si sia trasformato in gol. Se si arriva in area a tirare, in parole povere, vuol dire essere stati comunque pericolosi, che si segni oppure no. Va da sé che l'utilità di tutto ciò è la valutazione dell'effettiva pericolosità della squadra, a prescindere dai gol segnati.

Così, dalle ricerche relative alla stagione 2019/2020, Napoli e Milan avrebbero dovuto realizzare più gol per il volume di gioco espresso!

Gli altri strumenti (utili alle tv)

Altri strumenti sono quelli messi a disposizioni degli "studi tv": ecco, quindi, la "Goal Build Up" (che riproduce la sequenza di passaggi che portano a un tiro o a un gol); la "Pass Map" (la mappa dei passaggi di una squadra durante una partita); la "3D Shots on goal"  (che evidenzia le traiettorie e i tentativi di conclusioni in porta; la Heat Map, la cosiddetta mappa di calore, che evidenzia le zone di campo "calcate" da un determinato calciatore, di cui - oggi - si contano anche i chilometri percorsi.

Gli strumenti descritti nell'articolo aiutano anche nei pronostici e consigli relativi alle scommesse sportive. Insomma, oggigiorno sembra ormai impossibile concepire la casualità della palla rotonda, nonostante si continui - a ragione - a sostenere il fatto che, vivaddio, "Il Calcio non è una scienza esatta".

Addirittura, sono diverse le squadre che analizzano squadre e giocatori (specie in fase di scouting) chiedendo aiuto anche all'enorme database del videogioco "Football Manager". Fu il caso, ad esempio, del Watford di Walter Mazzarri... Viviamo, insomma, in un'epoca in cui calcio reale e virtuale iniziano a fondersi. Per fortuna, conta ancora - più di qualsiasi altro dato - "buttarla dentro"...

*Le immagini dell'articolo sono di Luca Bruno (AP Photo). Prima pubblicazione 20 luglio 2020.

Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.