7 maggio 2000 - 7 maggio 2020: sono passati esattamente vent'anni dalla più bella favola calcistica di tutti i tempi. Più dei campionati vinti dalle "cenerentole" Hellas Verona e Leicester City nel 1985 e nel 2016? Assolutamente sì e di gran lunga.

Perché la Coppa di Francia sfiorata dal Calais ha messo in discussione ogni canone del calcio professionistico, quello governato dai soldi. Una squadra composta da dilettanti, ma non allo sbaraglio: imbianchini, impiegati, operai, pescatori, scaricatori di porto, come ce n'erano tanti in quella Calais, a due passi dal Belgio. Una cittadina a stretto contatto con la britannica Dover, più per gli alcolici che per altre questioni.

L'industria tessile stava già pagando i soldi di una crisi iniziata con largo anticipo e, da quelle parti, le sacche di povertà erano importanti, tanto di impedire a molti di permettersi i biglietti di ingresso allo stadio. La Coppa di Francia segue il medesimo esempio della FA Cup: un vero e proprio caso di "open" calcistico con gare a eliminazione diretta e sorteggio integrale e la possibilità - unica nel suo genere - di incrociare club afferenti i possedimenti d'oltremare.

IL CAMMINO IN COPPA

L'incredibile percorso dei calesiani, iscritti al campionato di quarta divisione, parte come di consueto dai preliminari, superati brillantemente. Entrati nella competizione vera e propria, a partire dai trentaduesimi di finale, la formazione di mister Ladislas Lozano, un geometra spagnolo dai contorni donchisciotteschi, si trovò di fronte il Lille, all'epoca dominatore incontrastato della Ligue 2. Ed è proprio qui che avvenne il primo "giant-killing" (per dirlo alla moda della vicina, perfida Albione): 1-1 dopo 120' e vittoria ai calci di rigore.

Un'impresa che meritava un premio, magari un sorteggio estremamente favorevole: fu così che il Racing Calais, ai sedicesimi, pescò gli omologhi dilettanti del Langon-Castet, liquidati con un netto 3-0. E' tempo degli ottavi, altra gara casalinga, ma questa volta si torna a fare sul serio: c'è il Cannes di Ligue 2. Per la prima volta, però, la partita viene spostata nell'impianto della vicina Boulogne sur mer, città rivale, per trovare un compromesso tra l'hype crescente per le imprese dell'armata brancaleone e le ridotte dimensioni dello stadiolo di casa, il "Julien Denis".

Il punteggio è di 0-0 al 90' e di 0-1 a due minuti dal 120', quando un tuffo di testa "dell'Ave Maria" di Chritophe Hogarde, pareggia i conti rimandando la drammatica contesa ai calci di rigore. In cui trova gloria il portiere Cédric Schille, che ne para ben due e che, in seguito, resterà talmente legato al Calais che non si muoverà da lì sino al 2011, organizzando rimpatriate su rimpatriate. Il gol che porta i calesiani ai quarti di finale, porta la firma di Mickaël Gérard, nella vita di tutti i giorni magazziniere in un cash & carry di vini e liquori.

Stesso mestiere del laterale Jocelyn Merlen, autore del gol decisivo nel 2-1 allo Strasburgo, formazione di prima divisione. Dilettanti, carneadi, che battono una formazione di Ligue 1, dai ricche stipendi e che nella semifinale si ritrovano di fronte al grande Bordeaux. Il responso è clamoroso anche per le scommesse calcio: girondini sconfitti per 3 a 1 dopo i tempi supplementari.

LA FINALE ALLO STADE DE FRANCE

Nessuno ha l'ardire di crederci, nemmeno mister Lozano, che dalla contentezza smisurata accusa un malore nel postpartita, da cui si riprenderà per la finale contro il Nantes, giocata quel 7 maggio 2000 allo Stade de France, che nemmeno due anni prima aveva ospitato il primo trionfo della Francia di Zinédine Zidane contro il Brasile di Ronaldo (il Fenomeno): al cospetto di 80mila spettatori, il Calais trova il vantaggio con la punta Jérôme Dutitre, che al 34' trova la deviazione giusta in mischia, insaccando sotto le gambe di Landreau.

Il primo tempo termina con l'ennesimo miracolo ma il secondo si apre, al 50', col pareggio di Antoine Sibierski e prosegue con le parate fenomenali del portiere Schille. Fino all'89', quando il fischietto Claude Colombo assegna un penalty alquanto discusso a favore del Nantes, trasformato da Alain Caveglia. Il Nantes vince partita e coppa, ma i trionfatori morali sono i ragazzi di Calais, accolti come eroi da una folla festante, che li acclama di fronte al palazzo municipale!

 

Quegli eroi della vita di tutti i giorni che, da dilettanti puri (a nessuno di loro quell'avventura cambiò la vita) stravolsero, per una volta, l'establishment del calcio moderno. Un'impresa talmente titanica che portò il capitano del Nantes, Mickaël Landreau ad offrire al difensore (e venditore all'ingrosso) Réginald Becque la chance di alzare in condivisione la coppa.

Gesto poi replicato 18 anni più tardi dal capitano del PSG Thiago Silva con Sebastien Flochon, omologo del Vendée-Les Herbiers, emuli semi-professionisti, dopo il 2-0 in finale firmato Lo Celso e Cavani - di quel Calais rimasto nel cuore di tutti i romantici del pallone. E non solo...

*La foto di apertura dell'articolo è di Francois Mori (AP Photo).

 

Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.