Tra i vezzi dell’Hellas Verona degli ultimi anni fatti di sali e scendi dalla Serie A e B, è rimasta sempre inalterata una buona abitudine: quella di regalare al calcio italiano giovani estremamente interessanti.

Se ricordiamo bene, l’attuale e imprescindibile regista della nazionale italiana Jorginho, è partito proprio dalle giovanili del club scaligero fino al debutto nella massima serie, esclusa una piccola parentesi al Sassuolo per il Torneo di Viareggio e il prestito alla Sambonifacese, maturato nella fase di upgrade tra Primavera e prima squadra, come spesso accade. 

A sorprendere, di Jorginho, sono tecnica, pulizia nei fondamentali e inamovibilità tattica. Sia con la Nazionale che col Napoli di Maurizio Sarri, il numero 8 si è reso metronomo della squadra. 

Ma come ha fatto l’oriundo a diventare così imprescindibile? 

La mentalità di Jorginho: attaccare per difendere
“Con il nostro allenatore (Maurizio Sarri, ndr) mi trovo benissimo. La mentalità del mister è la stessa mia, a me piace pressare e recuperare palla in avanti”.

Avere allenatori che hanno creduto nella sua centralità tattica e nel suo modo pulito e semplice di trovare soluzioni di passaggio per i compagni, è stato sempre importante per Jorginho. 
È successo con Sarri, con cui condivideva la concezione offensiva della fase difensiva, e sta succedendo con Roberto Mancini, anche quest’ultimo esteta favorevole a una mentalità proattiva. 

Non è successo con Rafa Benitez al primo anno di Napoli. L’allenatore spagnolo lo relegò in panchina dopo la perdita di fiducia scatenata dalla vacanza di Jorginho di un mese in Brasile. Periodo di stop in cui il centrocampista ha ammesso di aver praticamente abbandonato gli allenamenti personali, lasciandosi andare col cibo.  

Il professore Jorginho: lo studio dei compagni 

Il talento di Jorginho, per quanto lineare e limpido, è stato levigato già dai primi anni di vita.
A 4 anni sua madre, ex calciatrice e trequartista brasiliana lo portava sulle spiagge della sua Imbituba per allenarlo nei fondamentali e sulla parte fisica. Condizione molto particolare essere allenati e avviati al calcio dalla propria madre per giunta calciatrice, ma è proprio la natura inusuale che rende questa parte di storia di Jorginho affascinante. 

Nel gioco di Jorginho conta molto la conoscenza dei propri compagni, soprattutto quelli che lo affiancano nel centrocampo a 3 con due mezzali che lo stesso centrocampista ha sempre ammesso di preferire ad altre soluzioni in campo. 
Così come ha ammesso di studiare i video e quindi i movimenti dei compagni di squadra quando non è ad allenarsi. 

Una conoscenza maniacale che gli permette di sapere come impostare alcune giocate, prevedere lo sviluppo dell’azione di gioco ed essere a suo agio nel ruolo di regista.    

La precisione di Jorginho 

Giocare in mezzo al campo è uno dei ruoli probabilmente più cervellotici nel gioco del calcio.
Una posizione in cui è naturale dover toccare tanti palloni ed effettuare parecchi passaggi. Tutto quello che compete a un centrocampista per fare da filtro tra il reparto più avanzato e quello più arretrato.

È ciò che si avvera nel gioco di Jorginho, ma sorprende la precisione assoluta, fattore che non cala di fronte a un numero di palloni toccati enorme rispetto ad altri colleghi.

Nella stagione in cui abbiamo acceso tutti i riflettori sul suo talento, quella del 2015 – 2016, Jorginho ha realizzato proprio contro la sua ex squadra, l’Hellas Verona, il record di palloni toccati in una partita: 210 volte. All’epoca fu record degli ultimi 10 anni tra i Top 5 campionati europei. 

Mica male, soprattutto se all’aumentare di palle toccate e passaggi effettuati la precisione non cala. È proprio questo che rende speciale Jorginho e che gli vale l’aggettivo di imprescindibile in un sistema tattico di un certo tipo.

Rigorista praticamente infallibile con il famoso saltello al termine della rincorsa, il regista del Chelsea è sempre un'opzione valida come primo marcatore nelle scommesse online!

Considerando l’età del centrocampista, 29 anni il 20 dicembre 2020, più che un’evoluzione ulteriore possiamo aspettarci un consolidamento tra i migliori centrocampisti del mondo almeno per altri 3-4 anni, in un altro top club qualora decidesse di lasciare il Chelsea.

Jorginho è senso estetico per il calcio senza la necessità di strafare o cercare la giocata esuberante. Un tattico italiano con i piedi di un brasiliano. Un grande giocatore insomma, parola di chi di numeri 8 se ne intende. 

*Il testo dell'articolo è di Luigi Di Maso, responsabile editoriale di Social Media Soccer.

 

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